Scuole in Umbria: chiuse per altre 2 settimane. Variante inglese presente al 51%, 36% la brasiliana

Virus, scuole chiuse per altre 2 settimane come funzioneranno le zone rosse comunali
Virus, scuole chiuse per altre 2 settimane come funzioneranno le zone rosse comunali
di Fabio Nucci
Venerdì 5 Marzo 2021, 08:20 - Ultimo agg. 09:50
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Da una parte i numeri dell’epidemia in lenta discesa, dall’altra le incognite delle varianti, quella inglese soprattutto, che si sta sostituendo non solo al ceppo originario del SarsCov2 ma anche alla mutazione brasiliana. «È in atto una trasformazione biologica ed epidemiologica delle varianti», avverte il direttore regionale dalla Salute, Claudio Dario per il quale, con riferimento a possibili allentamenti delle misure restrittive, «la cautela è d’obbligo». Dalla scuola alla movida, quindi, si va quindi verso la conferma, per almeno due settimane, delle misure in atto, compatibili con una zona arancione rafforzata.

 


È l’orientamento emerso nel punto Covid settimanale e sulla stessa linea si muove il Cts con cui in giornata la Giunta regionale si è confrontata. La nuova ordinanza regionale, quindi, dovrebbe prorogare le restrizioni in atto per altre due settimane senza escludere l’istituzione di zone rosse in quei distretti dove l’incidenza cumulativa settimanale risultasse particolarmente elevata. «La curva sta decrescendo molto lentamente rispetto alla prima e alla seconda ondata epidemica – osserva Dario – e serve grande attenzione nel pensare a ogni possibile riapertura in più».

Troppe incognite, per pensare ad allentamenti anche se a livello grafico, la curva epidemica riflette l’andamento della settimana precedente. «C’è una riduzione costante che va avanti da 20 giorni – spiega Marco Cristofori, Nucleo epidemiologico regionale – ma si tratta di una discesa non repentina, pur se accompagnata da una riduzione degli attualmente positivi». Tendenza confermata dai dati di ieri che indicano 460 guarigioni a fronte di 267 nuovi positivi, con la media mobile stabile, intorno a 244, da ormai cinque giorni. La parziale ritirata del virus è testimoniata dal calo di Rt che il Nucleo epidemiologico ha stimato a 0,88 (1,1 in Italia). Un segnale che si accompagna alla riduzione dell’incidenza cumulativa settimanale che dal 22 al 28 febbraio, a livello regionale, è passata da 222,45 a 183,2 casi ogni 100mila abitanti, con una lieve risalita nei primi giorni di marzo, sopra 185, dovuta al trend crescente della provincia di Terni.

«La mappa regionale indica che le aree rosse si stanno riducendo e il dato articolato tra le due Asl si sta avvicinando, anche se Terni, nonostante i molti casi degli ultimi giorni, continua a mantenere un andamento migliore». Costante anche il rapporto tra positivi e tamponi con in media un contagio scoperto ogni dieci test molecolari processati. «Questo indica che il contact tracing funziona». Restano “osservati speciali” i distretti Alto Tevere, Assisi e Foligno dove l’incidenza supera i 400 casi ogni 100mila abitanti. «In tale territorio – spiega Cristofori – pare che le misure adottate abbiano meno effetto».

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Gli ultimi numeri confermano la tendenza alla diminuzione anche per i decessi, col tasso di letalità rispetto ai positivi al 2,3% (3,3% in Italia).

Una forbice che, considerando i numeri dopo il primo ottobre si è quasi azzerata, col tasso umbro al 2,29, quello nazionale al 2,35. «Il tasso di mortalità standardizzato in base all’età e il periodo del decesso, analizzato dall’Associazione italiana di epidemiologia – aggiunge Cristofori – oscilla tra il 2,3-2,4 contro il 3,2-3,3 nazionale. Trend decrescente anche per i ricoveri ordinari mentre appare ancora fortemente variabile l’andamento delle terapie intensive: ancora 82 posti letto occupati con 5 ingressi nell’ultima giornata, 41 nella settimana in risalita.


La prova della maggior aggressività del virus, veicolato da varianti, con l’ultimo sequenziamento che ha evidenziato una prevalenza del 51% di quella inglese, del 36% di quella brasiliana. «Con l’Istituto superiore di sanità stiamo verificando e studiando che è in atto una trasformazione biologica ed epidemiologica delle varianti – spiega Dario - con quella inglese che avanza di più ed è più contagiosa. Mutazione che in alcune zone ha sostituito il ceppo originario e anche la variante brasiliana: un fenomeno che va studiato». Restano sul tavolo anche i casi di infezione che hanno interessato 260 soggetti dopo la prima somministrazione, 149 dopo la seconda. Di questi ultimi, 69 sono risultati positivi entro i primi 7-10 giorni dall’inoculazione, mentre 80 casi oltre tale termine. «Su questi sono in corso indagini laboratoristiche», ha chiarito Dario.

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