Terza dose, Cognetti: «Vaccino decisivo per i malati di cancro devono farlo al più presto»

Terza dose, Cognetti: «Vaccino decisivo per i malati di cancro devono farlo al più presto»
di Barbara Carbone
Mercoledì 29 Settembre 2021, 06:34 - Ultimo agg. 15:35
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È italiano il più grande studio al mondo sull'efficacia del vaccino anti Covid nei pazienti oncologici. I risultati della ricerca sono sorprendenti: nei malati di cancro il vaccino anti Covid è efficace al 94% ma, per ottenere un'adeguata protezione, sono indispensabili 2 dosi in 21 giorni.
La sperimentazione, condotta presso l'Istituto Regina Elena- Sapienza Università di Roma e pubblicata su Clinical Cancer Research, la rivista ufficiale dell'American Association for Cancer Research (AACR), è stata presentata ieri presso la Sapienza Università di Roma alla presenza della rettrice Antonella Polimeni, del direttore Oncologia medica Regina Elena di Roma e presidente della Fondazione Insieme contro il Cancro, Francesco Cognetti, dell'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato e del direttore generale della Prevenzione, ministero della Salute, Gianni Rezza.

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Professor Francesco Cognetti, può spiegarci l'unicità di questa ricerca tutta italiana?
«Si tratta di uno studio per il quale sono stati arruolati 816 pazienti con diversi tipi di neoplasie solide, in particolare tumore della mammella (31%), del polmone (21%) e melanoma (15%), in trattamento attivo o sottoposti a cure nei 6 mesi precedenti la vaccinazione anti Covid.

Tutti i pazienti hanno ricevuto entrambe le dosi di vaccino a distanza di 21 giorni. Una importante novità è che il tasso di risposta sierologico e il titolo positivo di immunoglobuline (IgG) sono stati misurati in tre diversi momenti: prima della vaccinazione, a 3 e a 7 settimane dalla prima inoculazione. Il gruppo di confronto con le persone sane era rappresentato da 274 operatori sanitari, sottoposti alla immunizzazione anti Covid con ciclo completo».


Che differenze avete rilevato tra soggetti sani e malati oncologici?
«Il tasso di risposta anticorpale è aumentato nei pazienti oncologici in maniera significativa dal 59,8% a 21 giorni dalla prima dose fino al 94,2% dopo 7 settimane. Invece gli operatori sani hanno evidenziato una percentuale di risposta del 93,7% già 21 giorni dopo la prima dose (raggiungendo il 100% a 7 settimane). Tutti i pazienti oncologici vaccinati sono stati seguiti con frequenti tamponi molecolari. Complessivamente sono stati registrati solo 5 casi (0,6%) di infezioni da Covid peraltro asintomatiche. Ciò conferma l'elevatissimo valore della vaccinazione in questa popolazione molto fragile di pazienti».


Lei come presidente della Federazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi (Foce) aveva già evidenziato le potenziali conseguenze pericolose del ritardo della seconda dose di vaccino per i pazienti oncologici in trattamento attivo. I risultati dello studio le danno ragione?
«Assolutamente si. Le persone colpite da cancro sono ad alto rischio di conseguenze gravi fino alla morte, se contagiate dal virus. Come Foce ci siamo impegnati affinché i pazienti fragili venissero vaccinati il prima possibile e che, soprattutto, venisse rigorosamente rispettata la tempistica delle due somministrazioni».


È presto per parlare di terza dose per i pazienti oncologici?
«La terza va fatta e anche presto. Dati preliminari mostrano una notevole diminuzione del tasso anticorpale nei pazienti oncologici in trattamento attivo a 6 mesi dalla prima dose, diminuzione molto più significativa rispetto ai sani ed una previsione di azzeramento degli anticorpi in questi pazienti a circa 9 mesi rispetto ai 16 mesi nei sani e la conferma nel corso del tempo degli stessi fattori clinici già dimostratisi correlati con la diminuzione delle immunoreattività umorale. Questi dati sono di indubbia utilità nella selezione delle priorità temporali alla somministrazione della terza dose nei malati oncologici. I pazienti fragili non possono aspettare».

 

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