Vaccini in azienda, come funziona e chi ha aderito: priorità ai supermercati e ai trasporti

Vaccini in azienda, ecco da dove si parte: priorità ai supermercati e ai trasporti
Vaccini in azienda, ecco da dove si parte: priorità ai supermercati e ai trasporti
Sabato 15 Maggio 2021, 12:57 - Ultimo agg. 16 Maggio, 10:18
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Vaccini anti-Covid in azienda, si parte. L'Inail ha diffuso un documento nel quale si forniscono indicazioni operative per la somministrazione dei vaccini nei luoghi di lavoro, utili anche a sciogliere alcuni dubbi emersi nelle ultime settimane. Il documento è stato elabrorato assieme ai ministeri del Lavoro e della Salute, alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e alla struttura di supporto alle attività del commissario straordinario per l'emergenza. La vaccinazione anti-Covid in azienda rappresenta «un'iniziativa di sanità pubblica, la cui responsabilità generale e supervisione rimane in capo al Servizio sanitario regionale, e che l'intera campagna vaccinale viene attuata secondo principi di priorità finalizzati alla tutela delle persone più vulnerabili al virus per età e stato di salute o per rischio di esposizione al contagio», si legge nel testo.

Il documento dell'Inail in pdf

I CRITERI

Compatibilmente con la disponibilità di vaccini, la somministrazione nei luoghi di lavoro può iniziare in concomitanza con l'avvio della vaccinazione degli under 60. I piani aziendali di adesione, in particolare, devono essere inviati alle aziende sanitarie di riferimento, in coerenza con le indicazioni ad interim approvate lo scorso 8 aprile dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. Sulla base di specifici quesiti delle Regioni, spiega l'Inail, «sono stati elaborati criteri quantitativi e qualitativi che permetteranno loro di valutare le priorità per i piani aziendali sulla base della disponibilità dei vaccini.

Il criterio quantitativo, privilegiando la capacità di vaccinare numeri consistenti di lavoratori, sia nell'ottica dell'efficienza e velocizzazione della campagna vaccinale sia in quella della solidarietà, consentirà l'accesso alla vaccinazione a lavoratori di aziende differenti operanti nel medesimo sito produttivo o nello stesso territorio.

Tale criterio tende a facilitare l'accesso di piccole aziende, anche con differenti profili di rischiosità, che più difficilmente potrebbero organizzare punti vaccinali autonomi, semplificando inoltre l'organizzazione della campagna.

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Il nuovo documento tecnico fornisce anche alcuni criteri qualitativi utili a definire le priorità, nel rispetto del principio di tutela dei lavoratori a maggior rischio di contagio da Sars-CoV-2. I diversi settori di attività, in particolare, sono suddivisi in tre macro-gruppi sulla base della classificazione del rischio, secondo i parametri di esposizione, prossimità e aggregazione contenuti nel documento tecnico dell'Inail approvato dal Comitato tecnico scientifico il 9 aprile 2020, insieme ai dati delle denunce di infortunio da Covid-19 analizzati per incidenza nei diversi settori produttivi. Nelle tre tabelle, articolate in ordine alfanumerico per codice Ateco, sono inoltre evidenziati alcuni settori già vaccinati o in corso di vaccinazione, come quelli degli operatori sanitari, dell'istruzione, delle forze dell'ordine e della difesa.

CLASSE PRIORITA' 1 

Come si legge nel documento, tra i settori inseriti nella classe di priorità 1 ci sono: industrie alimentari, il trasporto, le attività di ristorazione, servizi postali e attività di corriere, attività creative, artistiche e di intrattenimento, attività di programmazione e trasmissione, attività dei servizi delle agenzie di viaggio, dei tour operator e servizi di prenotazione e attività connesse. Sono inseriti anche i servizi di vigilanza e investigazione, le attività di servizi per edifici e paesaggio, le attività riguardanti le lotterie, le scommesse, le case da gioco, le attività sportive, di intrattenimento e di divertimento e le altre attività di servizi per la persona. 

I DATI

Le Regioni potranno valutare ulteriormente i piani anche sulla base del contesto produttivo territoriale e dell'analisi epidemiologica dei focolai osservati in oltre un anno di pandemia. Nei 27 settori considerati più a rischio sono impiegati oltre 11 milioni e mezzo di lavoratori. Quelli già vaccinati, in parte o totalmente, sono circa 4,7 milioni, mentre più di 6,8 milioni devono ancora essere immunizzati. Circa due milioni sono impiegati nel commercio al dettaglio, un settore con rischio prioritario soprattutto nell'ambito alimentare e nei centri commerciali. Poco meno di 1,2 milioni lavorano nei servizi di ristorazione, più di 600mila nel trasporto (terrestre, marittimo e aereo), 460mila nei servizi per edifici e paesaggi, settore eterogeneo in parte già vaccinato per l'attività prestata in ambito sanitario e nelle Rsa, e altrettanti nelle industrie alimentari.

IL MODULO

Come precisato nel documento, l'aggregazione in macro-settori produttivi può comprendere sub-settori a rischio differente, anche in considerazione dell'utilizzo dello smart working e del contatto con il pubblico, e ignorare alcune specificità di contesto rilevate con l'analisi territoriale dei dati epidemiologici. L'adesione può avvenire singolarmente o in forma aggregata. Nella nuova pubblicazione è riprodotto anche il modulo che deve essere utilizzato per la presentazione del piano di vaccinazione aziendale, al quale possono aderire più imprese. Come previsto dal protocollo dello scorso 6 aprile, infatti, i datori di lavoro possono aderire alla campagna vaccinale singolarmente o in forma aggregata e indipendentemente dal numero di lavoratori occupati.

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In alternativa alla modalità della vaccinazione diretta, è prevista inoltre la possibilità di stipulare, anche tramite le associazioni di categoria di riferimento o nell'ambito della bilateralità, specifiche convenzioni con strutture sanitarie private in possesso dei requisiti per la vaccinazione. In entrambi i casi i costi sono a carico delle aziende, fatta eccezione per la fornitura dei vaccini, dei dispositivi per la loro somministrazione (siringhe/aghi) e degli strumenti formativi e per la registrazione delle vaccinazioni, che è assicurata dal Servizio sanitario regionale.

 

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