Digitalizzazione, call center nazionale, potenziamento del personale, innalzamento a 65 anni dell'età limite per AstraZeneca, accelerazione sui vaccini agli insegnanti, perché la scuola viene vista come una priorità. E soprattutto più dosi a disposizione. Il presidente incaricato, Mario Draghi, durante le consultazioni, ha ripetuto in più occasioni: la priorità ora è velocizzare il piano vaccinale. La partenza lenta, o quanto meno con i tempi dell'Unione europea che non sono paragonabili a quelli di Israele e Regno Unito, rischia non solo di allungare la triste lista dei decessi per Covid, ma di rinviare la ripresa economica. Per questo Draghi ora vuole rivoluzionare la strategia, sia pure nel segno della continuità con la conferma al Ministero della Salute di Roberto Speranza.
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SCENARIO
Nei giorni scorsi il professor Walter Ricciardi, consulente del Ministero della Salute, parlando di vaccinazioni ha detto che fino ad oggi abbiamo giocato una partita amatoriale, ora «dobbiamo alzare il livello alla Champions League».
EUROPA
Draghi è consapevole che quello che serve, al di là di una riorganizzazione della logistica perché sia meno frammentaria, è avere a disposizione un numero abbondante di dosi. Se Israele dice che a fine marzo può raggiungere l'immunità di gregge, non si capisce perché l'Italia debba aspettare la fine del 2021. Difficile però che il premier segua il modello Ungheria (acquisti di vaccini al di fuori del recinto della Ue) e neppure quello delle regioni del Nord-Est (Emilia-Romagna, Veneto e Friuli stanno provando ad comprare dosi sul mercato autonomamente): più probabile che il presidente si muoverà nel recinto della Ue, ma premendo perché le timidezze dei mesi passati siano superate. Non a caso, nei giorni scorsi, è trapelato che si attendono belle sorprese da Bruxelles sul fronte della disponibilità di ulteriori dosi di vaccini. Ci sono due fronti: convincere le compagnie farmaceutiche ad aumentare le forniture, essere pronti a sfruttare al massimo l'autorizzazione di un nuovo vaccino attesa per metà marzo (Johnson&Johnson). Va anche detto che diversi esperti sono convinti che da aprile-maggio lo scoglio non sarà più il numero di dosi a disposizione, ma una organizzazione efficiente pronta a somministrarle. Ecco allora che si torna al tema del potenziamento del personale, della digitalizzazione e anche di una gestione più centralizzata che eviti, come succede ora, che le Regioni vadano in ordine sparso.