Vaccino ai bambini, il caso dei genitori (separati o non) in disaccordo. Chi decide per il figlio?

Vaccino ai bambini, il caso dei genitori separati (e in disaccordo). Chi decide per il figlio?
Vaccino ai bambini, il caso dei genitori separati (e in disaccordo). Chi decide per il figlio?
di Barbara Carbone
Giovedì 2 Dicembre 2021, 13:37 - Ultimo agg. 3 Dicembre, 08:27
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L’Aifa ha dato il via libera al vaccino per i bambini dai 5 agli 11 anni Pfizer anti- Covid e, dal 13 dicembre, anche i più piccoli potranno vaccinarsi. Il virus galoppa nelle scuole e colpisce sempre più spesso proprio gli studenti non vaccinati. Gli esperti non hanno dubbi: il rapporto rischi benefici suggerisce di vaccinare anche i più piccini. Molti genitori sono però perplessi. C’è chi teme che vaccinare un bimbo piccolo sia poco sicuro e chi addirittura pensa che le conseguenze del vaccino possano essere più pericolose del Covid. Prendere una decisione non è semplice soprattutto quando, mamma e papà, la pensano diversamente. O quando, come capita spesso tra ex coniugi, il vaccino diventa un pretesto per continuare a litigare.

 

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Avvocato Marco Meliti lei è presidente dell’Associazione nazionale Diritto e Psicologia della Famiglia (DPF).

Nelle ultime settimane avete registrato un aumento delle controversie tra coniugi legate al problema vaccini?

«Assolutamente si ed era inevitabile. La decisione di vaccinare un figlio è di per se delicata. Se poi non si va d’accordo diventa impossibile fare la scelta giusta. Il consiglio che do ai miei clienti è quello di affidarsi al pare del pediatra che, meglio di chiunque altro, potrà guidare i genitori verso la scelta giusta». Il mondo scientifico è certamente compatto nel ritenere che oggi, alla luce dell’evoluzione della pandemia, sia necessario vaccinare tutti i bambini dai 5 anni in su.

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Ma se uno dei due genitori è contrario e si oppone alla vaccinazione del figlio?

«Laddove è impossibile trovare un accordo è necessario rivolgersi al Tribunale Ordinario che dirimerà la controversia prendendo la decisione più giusta per il benessere del minore. Sarà il Tribunale a decidere sia nel caso di genitori separati che regolarmente sposati o conviventi. Se invece c’è una separazione in corso la decisione sarà presa dal giudice di fronte al quale già pende la separazione».

Il bambino, magari non piccolissimo, può far valere la sua volontà di vaccinarsi o di non farlo?

«Si. Sono ormai diverse le pronunce dei nostri Tribunali che hanno ribadito come, in caso di contrasto tra genitori sulla vaccinazione del figlio contro il Covid-19, debba essere tenuta in debito conto l’opinione del minore ultra dodicenne, soprattutto se frutto delle giuste riflessioni ed informazioni. Cosa che consente al ragazzo di vaccinarsi, nonostante il parere contrario di uno dei due genitori, attestato su posizioni no vax. In questi casi, pertanto, sarà il giudice del Tribunale Ordinario ad autorizzare la somministrazione del vaccino, valorizzando proprio l’assenso del figlio, anche in ragione del fatto che l’immunizzazione gli potrà consentire di tornare a una vita sociale normale, tra scuola, sport e amici, permettendogli anche di frequentare i nonni».

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Su quali elementi si basa la decisione del giudice?

«Nella loro decisione, i Giudici si sono basati sull’opinione concorde della comunità scientifica, che ritiene come i vaccini abbiano un’elevata efficacia nel proteggere dalla malattia grave, con benefici certamente superiori ai rischi in tutte le fasce di età, comprese quelle più giovani che, tra l’altro, sono quelle in cui la circolazione del virus è più elevata in ragione della maggiore socializzazione».

Ha un consiglio da dare ai genitori che tra pochi giorni devono decidere se vaccinare o meno i loro bambini?

«Direi che di fronte ad una pandemia che non sembra volerci abbandonare, i genitori, anche se separati, sono chiamati a superare la conflittualità in essere tra loro, evitando sterili contrapposizioni su questioni che ben possono essere risolte facendo riferimento alle indicazioni del pediatra del figlio e, comunque, a quelle della comunità scientifica nazionale ed internazionale. Magari superando i pur legittimi timori, evitando di perdersi in teorie personali, se non complottistiche, non suffragate da alcuna evidenza medico scientifica».

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