Vaccini, la presidente degli psicologi: «Gli anziani hanno paura dell'iniezione, per i giovani utili i testimonial»

Vaccini, la presidente degli psicologi: «Gli anziani hanno paura dell'iniezione, per i giovani utili i testimonial»
Vaccini, la presidente degli psicologi: «Gli anziani hanno paura dell'iniezione, per i giovani utili i testimonial»
di Graziella Melina
Lunedì 19 Luglio 2021, 08:41 - Ultimo agg. 20 Febbraio, 00:45
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Che sia per il rischio degli effetti indesiderati, o anche solo per il timore degli aghi, fatto sta che dietro al rifiuto del vaccino anti-Covid, come spiega Giulia Maffioli, presidente dell'Associazione nazionale psicologi psicoterapeuti, a volte si nasconde «la paura di non avere il controllo della situazione». In altri casi, invece, il no più o meno convinto dipende dalla «mancanza di persone di fiducia con le quali potersi confrontare».

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Come mai ci sono ancora così tante resistenze?
«C'è una situazione caratterizzata da un altissimo livello di stress dovuto al Covid. Ora paradossalmente si sta ampliando sia a seguito dell'insorgenza delle varianti, sia a causa delle informazioni non corrette che circolano attraverso i social, il passaparola, il sentito dire. Purtroppo, le informazioni ufficiali a volte tendono ad essere meno efficaci, troppo tecniche, persino contraddittorie. Tutto questo non dà un senso di sicurezza».
È quindi una reazione normale?
«Può esserlo. Ma si tratta di una reazione legata soprattutto al senso della paura. Si attiva quindi uno stato di stress che tende molto a condizionare le prime reazioni: porta all'immobilismo, oppure alla negazione o anche alla fuga rispetto al problema».
Esiste una tipologia di persone più a rischio?
«Non esiste un identikit in senso stretto. Le reazioni cambiano in base al momento, alla fase storica, al contesto sociale, al livello culturale. Sappiamo che tra i non vaccinati c'è un numero molto alto di persone tra i 35 e i 44 anni, ma sono tantissimi anche gli anziani che non si sono resi disponibili al vaccino».
Come mai?
«Sono due situazioni che possono essere per certi aspetti diverse. Le persone anziane possono risultare sole. E chiaramente la solitudine è un fortissimo amplificatore delle paure. Questo può portare ad una maggiore resistenza soprattutto per il timore di effetti indesiderati, il timore di essere maggiormente vulnerabili. Per le persone tra i 35 e i 44 anni possiamo ipotizzare invece che alla base del rifiuto del vaccino ci sia soprattutto una cattiva informazione e in alcuni casi una diffidenza verso le istituzioni».
Come si possono superare questi limiti?
«Nelle persone non disponibili a vaccinarsi molto spesso c'è la paura di non avere il controllo. Il vaccino mette invece di fronte all'incertezza. Quando dobbiamo prendere decisioni importanti per la nostra salute, quello che prevale a volte non è tanto la conoscenza tecnica ma la condizione emotiva con la quale affrontiamo queste situazioni, come nel caso per esempio delle persone che non si vaccinano perché hanno paura degli aghi».
Appellarsi a un senso di responsabilità collettiva spesso non funziona. Come mai?
«Difficilmente questi ragionamenti riescono ad avere presa su chi ha forti preoccupazioni personali. Molte volte queste persone preferiscono aspettare l'immunità di gregge e delegare agli altri il rischio, piuttosto che assumerselo personalmente».
E allora cosa può servire?
«È importante avere persone di riferimento e di fiducia con le quali potersi confrontare. Noi sappiamo che la vaccinazione, per motivi organizzativi validi, avviene attraverso un sito online. Purtroppo, non è stato forse valorizzato abbastanza il ruolo dei medici di medicina generale soprattutto nella gestione delle risposte di resistenza al vaccino. Avendo un rapporto diretto col proprio medico si potrebbe trovare una figura di riferimento. In questi casi è importante poter ricevere informazioni utili e anche un aiuto concreto per superare questo tipo di resistenza emotiva, soprattutto per le persone più fragili e gli anziani soli».
E per i giovani?
«Per veicolare messaggi a supporto dell'efficacia della vaccinazione, a volte è stato utile promuovere campagne utilizzando testimonial, sia personaggi sportivi che dello spettacolo, che possano risultare vicini a quella fascia di età.

Ma non dimentichiamo che servono sempre informazioni chiare e corrette».

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