Varianti Covid, Andreoni (Tor Vergata): «Adesso vaccinare sempre di più»

Varianti Covid, Andreoni (Tor Vergata): «Adesso vaccinare sempre di più»
di Camilla Mozzetti
Mercoledì 17 Febbraio 2021, 21:45 - Ultimo agg. 22:10
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Brasiliana, inglese, sudafricana e - da ultimo - anche napoletana. Di cosa bisogna avere paura quando si parla di varianti del virus Sars-Cov-2? Sono davvero così pericolose perché il virus è diventato maggiormente agrressivo? Risponde Massimo Andreoni, primario di Tor Vergata e direttore della Società italiana di malattie infettive. «Al momento stiamo sequenziando i casi ma, ad esempio, qui da noi a Tor Vergata non abbiamo pazienti ricoverati positivi alle varianti». Ciò non significa che non dovremmo farci i conti o che questi siano contenuti e limitati nel tempo. «La variante inglese - prosegue Andreoni - è chiaramente destinata a diventare presente se non dominante ma la pericolosità non è il virus mutato in sé quanto più la velocità di trasmissione». E c'è una sostanziale differenza.

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A voler sciogliere il linguaggio medico, le varianti - sicuramente quella inglese - non sono maggiormente pericolose perché il virus è diventato più aggressivo ma perché si propagano con maggiore velocità e quindi «aumenta il bacino degli infetti - prosegue il direttore della Società di malattie infettive - che poi porterà ad un aumento del bacino dei ricoveri che porterà, a sua volta, ad un aumento del bacino dei morti perché sono vasi comunicanti». Del resto dati «sulla letalità del virus in variante - aggiunge Andreoni - non ce ne sono». Morale?  «E' la numerosità dei casi che porta a un maggior incremento della letalità». A tranquillizzare al momento è il numero dei positivi accertanti con la variante e il fatto che quella inglese, la più diffusa al momento, non è resistente al vaccino (Pfizer, Moderna e AstraZeneca).

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«Certamente le risultanze attuali - aggiunge ancora il primario - ci spingono in una sola direzione: a vaccinare sempre di più».

Il meccanismo in fondo è semplice: «il virus muta spontaneamente (e non è un'esclusiva del Sars-Cov2) quindi più lo fai circolare più esso si trasforma, di contro se si riuscisse a ridurre significativamente la circolazione - analizza il primario - avremo meno varianti». Sullo scenario internazionale oltre alle più recenti mutazioni diffuse dal Brasile e dal Sud Africa è già apparsa la variante inglese 2, che segue quella comparsa sulla scena, anche italiana, alla vigilia del Natale. Insomma il Sars-Cov-2 non diventa più pericoloso ma aumentando la diffusibilità fa crescere la letalità come conseguenza.  «E' possibile ma poco probabile che il virus in sé - conclude Andreoni - cambiando e mutando diventi più virulento. Quello che diventa discriminante è la resistenza al vaccino che è ancora più importante della diffusibilità della variante stessa, perché se questa si mostrasse resistente al vaccino, rappresenterebbe un guaio per la campagna vaccinale». Bisognerebbe ripartire da zero. Ma non è questo lo scenario attuale. 

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