Crescono i contagi ma non le ospedalizzazioni e quindi, con l’indice Rt a 0,91 e l’incidenza ormai a 19, bisogna sventare il rischio che alcune regioni possano tornare in zona gialla da qui a breve. Con i parametri attuali infatti, entro agosto sembrano destinati al giallo almeno 5 territori (Sardegna, Sicilia, Veneto, Lazio e Campania), ma è ormai quasi certo che non andrà così perché le regole delle cosiddette pagelle cambieranno ancora. Ad annunciarlo, appena prima della consueta conferenza stampa sui dati del monitoraggio settimanale tenuta dalla cabina di regia del ministero della Salute, è stato proprio Roberto Speranza.
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Il ministro, cedendo forse qualcosa rispetto alle posizioni assunte nei giorni scorsi, ha ufficializzato il cambio di passo richiesto dai presidenti delle Regioni. «In una fase caratterizzata da un livello importante di vaccinazione è ragionevole che nei cambi di colore e nelle conseguenti misure di contenimento pesi di più il tasso di ospedalizzazione rispetto agli altri indicatori» ha annunciato.
Gli indici
In ogni modo gli elementi di preoccupazione non sono pochi e li si evince da diverse indicazioni fornite ieri dall’Iss sui dati relativi al periodo tra il 5 e l’11 luglio. Continua appunto l’aumento dei contagi dovuto alla variante Delta, con l’indice Rt salito negli ultimi sette giorni da 0,66 a 0,91 e destinato - secondo le proiezioni degli esperti - ad attestarsi già a inizio agosto attorno ad 1,3. Allo stesso modo nell’intera Penisola è salita anche l’incidenza settimanale, passata da 11 casi per 100mila abitanti a 19 (due settimane fa erano 9 per 100mila abitanti). Un dato da analizzare tenendo conto che, con le norme attuali, se si supera la soglia dei 50 casi si esce dalla zona bianca. Limite che, dati alla mano, ben cinque regioni potrebbero superare al massimo entro la prima settimana di agosto finendo in giallo: si tratta della Sardegna (33,2), della Sicilia (31,8), del Veneto (26,7), del Lazio (24) e della Campania (21,7).
Il tutto, ovviamente, solo se non cambieranno i parametri. In pratica la preoccupazione è tanta. Al punto che tutte le Regioni, ad eccezione di Valle d’Aosta e provincia autonoma di Trento, sono anche passate da un rischio epidemico basso ad un rischio moderato, anticamera di un irrigidimento delle restrizioni.
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Ospedalizzazioni
A far bene sperare però c’è appunto il fatto che grazie alla campagna vaccinale il tasso di ospedalizzazioni e morti rimangano bassi nonostante la risalita dei contagi (a livello giornaliero ieri erano 2.898, giovedì 2.455 e il 9 luglio 1.390). Nessuna Regione supera infatti la soglia critica di occupazione dei posti letto in terapia intensiva o area medica. Il tasso di occupazione in terapia intensiva ad esempio è al 2%, in diminuzione da 187 a 157 nell’ultima settimana. Se quindi il quadro generale della trasmissione dell’infezione «torna a peggiorare nel Paese», «l’impatto della malattia Covid-19 sui servizi ospedalieri rimane minimo con tassi di occupazione in area medica e terapia intensiva ancora in lieve diminuzione». Presto però per cantare vittoria dato che, nello scenario peggiore, per Brusaferro ad agosto «si prospetta una crescita dell’occupazione in terapia intensiva». Comunque «inferiore alle soglie critiche del 30% e 40%» ma «è possibile che si superi il 10%, con centinaia di persone ricoverate». Una proiezione dovuta a due fattori: da un lato «oggi ci sono 2,5 milioni di persone di oltre 60 anni che non hanno iniziato a vaccinarsi» e dall’altro la ricrescita dei casi «soprattutto nella fascia di età 10-19 e 20-29», cioè la popolazione meno vaccinata.