Covid, smartworking non fa bene al sesso: calo del desiderio per 7 donne su 10

Covid, smartworking non fa bene al sesso: calo del desiderio per 7 donne su 10
Venerdì 20 Novembre 2020, 12:15 - Ultimo agg. 15:19
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Che amore e pandemia non vadano d’accordo è ormai assodato: tra i motivi figurano ansia, lo stress da quarantena, la paura del contagio e lo smartworkingAdesso che gran parte d’Italia è nuovamente in lockdown, Gleeden ha voluto approfondire il fenomeno e ha lanciato una survey sulla sua community femminile per capire se lavorare da casa - un contesto che, almeno sulla carta, dovrebbe facilitare una vita più rilassata - favorisca o meno la propensione all’amore. La risposta? Ovviamente è no. Almeno stando al 74% delle partecipanti* che afferma che da quando lavora da casa ha detto addio all’intimità.

“Chi non lavora, non fa l’amore”, cantava Adriano Celentano. Ma chi lavora da casa nemmeno, a quanto pare. I motivi sono molteplici, ma al primo posto risulta l’incapacità di staccare totalmente la testa dagli impegni lavorativi (82%), che per molte iniziano prima e finiscono molto più tardi di quando andavano in ufficio.

Non essendoci più un cambio di scenario, quando il tragitto casa-lavoro consentiva un tempo tecnico di aggiustamento ai due diversi contesti, molte donne non riescono a staccare del tutto e continuano a rimuginare sulle loro to-do list. 

In secondo luogo, la mancanza di tempo (69%): l’assenza di un controllo esterno come quello del capo e dei colleghi fa sì che, paradossalmente, chi lavora in smartworking si senta nella condizione di essere costantemente reperibile, per evitare di apparire come “quello che se ne approfitta”. Di conseguenza si inizia prima, si finisce più tardi, non si prendono pause e anche il pranzo finisce per essere consumato alla scrivania. Ecco quindi che, anche se lo smartworking darebbe la possibilità di ritagliarsi dei momenti di intimità estemporanei e impossibili da avere con la routine precedente, in realtà sta togliendo tempo anche a quelli convenzionali. 

Per moltissime anche lo stile (62%) che hanno iniziato ad adottare in lockdown sta influendo negativamente sull’eccitazione sessuale. Pigiami, tute e yoga pants, così come il non truccarsi o acconciarsi più i capelli con la stessa frequenza di prima, non aiutano a sentirsi sexy e provocanti. E anche se il compagno è di quelli a cui non importa molto di queste cose, tanto basta a molte donne per non sentirsi “in mood”. Ovviamente questo è valido anche per gli uomini, sicuramente meno attraenti in felpone e joggers che ben pettinati e in un completo da lavoro. 

Infine, a sorpresa, anche la scomparsa dell’aperitivo tra colleghi (24%) è tra i motivi imputabili del calo della libido delle donne lavoratrici da remoto. Era infatti un momento distensivo, che consentiva di rilasciare lo stress e la tensione accumulata durante la giornata, condito con quella giusta dose di alcol capace di lasciare andare l’inibizione e mettere nel mood giusto per approdare felici e vogliose tra le braccia del compagno una volta varcata la porta di casa. E invece, il nuovo Coronavirus si è portato via anche questo.

Tra le regioni dove il fenomeno sembra essere il più sviluppato, al primo posto figura la Lombardia ) seguita da Piemonte, Veneto, Lazio e Friuli. Le donne più affette da questo calo del desiderio da smartworking sono infatti le milanesi, le bergamasche, le varesotte, le torinesi, le padovane, le romane e le udinesi**. In zona gialla, per il momento, toscane, campane, lucane e molisane.  

*Sondaggio online condotto dal 2 al 16 novembre 2020 su 1.982 donne italiane a Gleeden (comunità virtuale per uomini e donne che hanno già una relazione), che hanno dichiarato di lavorare in smartworking.

**Classifica stilata in base alla provenienza delle utenti che hanno risposto al sondaggio.

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