Coronavirus, Gattinoni: «Se si attacca ai polmoni diventa letale, terapia intensiva unica strada»

Coronavirus, Gattinoni: «Se si attacca ai polmoni diventa letale, terapia intensiva unica strada»
Coronavirus, Gattinoni: «Se si attacca ai polmoni diventa letale, terapia intensiva unica strada»
Venerdì 27 Marzo 2020, 09:37 - Ultimo agg. 15:10
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Coronavirus, spiega le condizioni difficilissime della terapia intensiva Luciano Gattinoni, 75 anni, medico rianimatore di fama internazionale, ex direttore scientifico del Policlinico di Milano e presidente della Società mondiale di Terapia intensiva, professore ospite all'Università di Gottinga in Germania. «È un microrganismo che nella maggioranza dei casi non fa danni, ma in alcuni casi si attacca ai polmoni e diventa letale. In Germania ho visto dei pazienti e molti me li hanno sottoposti dall'Italia.La malattia si presenta in modi diversi e porta a una grave carenza di ossigeno».

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Gattinoni: «Il problema è l'ipossemia»

«Mentre la polmonite colpisce gli alveoli - spiega Gattinoni alla "Stampa" - questa polmonite virale interstiziale tende a interferire sulla parte vascolare. Così i vasi sanguigni del polmone perdono potenza e causano l'ipossiemia, cioè la carenza di ossigeno nel sangue. Se viene l'ipossiemia il cervello compensa aumentando la respirazione, per questo i malati arrivano in ospedale apparentemente in forma. In realtà, si ha già una saturazione bassa dell'ossigeno nel sangue. Per aumentare il respiro si fa più pressione,il polmone si infiamma e il plasma filtra nell'interstizio.Un meccanismo che si interrompe solo con un'intubazione di 10-15giorni».

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Il nodo terapia intensiva. Gattinoni evidenzia quindi che se non c'è posto in terapia intensiva «Bisogna trovarlo perché casco e pronazione,lo dico io che l'ho ideata, sono palliativi. Intubando si permette al paziente di mantenersi dormiente finché le difese immunitarie vincono il virus. Al momento è l'unica cura. Non a caso muoiono di più quelli fuori dalla terapia intensiva che dentro».
Dunque l'intubazione è sempre necessaria?
«Per stabilirlo andrebbe misurata la negatività della pressione con un catetere esofageo, ma ora negli ospedali non c'è tempo e si decide come in guerra: chi ha fame d'aria e fa rientrare le costole per respirare va intubato». Quanto alle scelte legate all'età, Gattinoni precisa: «Chi dice il contrario mente,ma è naturale con poco tempo e molto afflusso. Si valuta la probabilità che un paziente anziano possa sopravvivere a due settimane di intubazione. Ho sempre insegnato a provare per tutti un trattamento intensivo per 24ore, ma ora non si riesce». Quanto infine, alle cure farmacologiche conclude «Al momento non ce ne sono di efficaci».

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