Ormai sono sempre di piu' gli studi che provano che una corretta alimentazione sia un'arma di prevenzione contro il cancro. Un rapporto quello tra cibo e tumori profondo e complesso ma che sta portando a ottimi risultati nella ricerca. E ora la scoperta è che la dieta mediterranea sarebbe l'alleata perfetta anche per far aumentare l'efficacia dei medicinali utilizzati per il trattamento di alcune forme di cancro.
Tumori, la dieta mediterranea aiuta l'immunoterapia
I farmaci che agiscono riattivando il sistema immunitario contro il cancro hanno prodotto importanti progressi nel trattamento di alcuni tumori, come il melanoma.
Dieta mediterranea, negli over 65 rischi di mortalità ridotti del 25%: meno tumori e allergie. Ecco cosa mangiare - Il Messaggero https://t.co/H81yu7SJ7j via @GoogleNews
— lilly69 (@lillydessi) June 2, 2021
Efficacia sul microbiota intestinale
Lo studio, coordinato dallo University Medical Center di Groningen, nei Paesi Bassi, ha seguito 91 pazienti con melanoma avanzato in trattamento con inibitori dei checkpoint immunitari scoprendo che chi seguiva una dieta mediterranea aveva una maggior tasso di risposta alla terapia e minori probabilità che il tumore ricominciasse a crescere. Un ulteriore vantaggio si aveva quando si seguiva una dieta ricca di alimenti integrali e legumi: in tal caso si aveva anche un rischio più basso di effetti collaterali a carico dell'apparato digerente. Al contrario, un alto consumo di carne rossa e insaccati era associato a una maggiore probabilità di effetti collaterali.
Lo studio
«Il nostro studio supporta il ruolo delle strategie dietetiche per migliorare i risultati e la sopravvivenza dei pazienti», ha detto la principale autrice dello studio, Laura Bolte. Le proprietà della dieta mediterranea potrebbero essere legate agli effetti benefici che questa esercita sul microbiota intestinale, che, a sua volta, si è dimostrato in grado di condizionare la risposta ai trattamenti immunoterapici.
Uno studio pubblicato lo scorso febbraio su Nature Medicine, condotto, tra gli altri, da ricercatori dell'Università di Trento e dell'Istituto Europeo di Oncologia coinvolti anche in questo nuovo studio, ha mostrato, per esempio, come la presenza nelle feci del batterio Akkermansia muciniphila fosse in grado di predire la risposta all'immunoterapia. Test precedenti avevano mostrato, invece, come il trapianto fecale, cambiando la composizione del microbiota intestinale, fosse in grado di restituire efficacia all'immunoterapia. Al momento sono molti gli studi in corso sull'argomento e potrebbero «in futuro, sbloccare i benefici del trattamento per un ampio gruppo di malati di cancro», ha aggiunto Bolte.
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