Cani e gatti, dalla pet therapy alla pet visiting: è l'ora della visita ai piccoli ricoverati

Cani e gatti, dalla pet therapy alla pet visiting: è l'ora della visita ai piccoli ricoverati
di Giampiero Valenza
Giovedì 16 Settembre 2021, 06:00 - Ultimo agg. 11 Novembre, 15:42
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Cani e gatti in visita ai piccoli pazienti. Cani e gatti considerati a tutti gli effetti membri della famiglia. L’Istituto pediatrico di ricerca e cura Burlo Garofolo di Trieste ha deciso di permettere agli animali di andare a trovare i bambini che sono ricoverati. L’accesso, dopo un’attenta valutazione e l’accertamento dello stato di benessere degli animali (sono ammessi solo cani e gatti) è consentito nel giardino esterno, nelle aree di degenza pediatrica e ginecologica, nelle stanze dove avviene la pet visiting. In via eccezionale è permesso nelle aree di rianimazione, di osservazione breve intensiva del pronto soccorso pediatrico, di oncoematologia (in questo caso, nella terrazza esterna e senza contatto diretto con il paziente).

«La visita del cane o del gatto, oltre che quella dei familiari - spiegano all’Istituto - permette di ridurre lo stress, distrarre il paziente e migliora la sua memoria basata sugli affetti. Puntiamo, così, a colmare la distanza vissuta dai bambini ricoverati in ospedale rispetto alla vita di ogni giorno». Il progetto si chiama “Pet Visiting-Un amico a quattro zampe”. A differenza della “pet therapy”, che si basa sull’attività terapeutica di un animale, questo sistema mette al centro la relazione uomo-animale puntando sul legame di cura che si ha in casa. I cani dovranno avere più di 6 mesi, essere iscritti all’anagrafe canina regionale e muniti di microchip. Dovrà esserci una certificazione e valutazione del veterinario di fiducia che attesti la buona salute dell’animale. A prescindere dal certificato, se il giorno della visita l’animale ha problemi allo stomaco, dermatiti o altre patologie di recente insorgenza, non viene ammesso alla pet visiting. «Questo progetto - spiega il Direttore generale Stefano Dorbolò - va proprio nella direzione di voler positivizzare l’esperienza della degenza pensando anche di contribuire in modo significativo al processo di guarigione dei nostri piccoli pazienti».

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