Covid, gli incubi sono aumentati del 40%: i più ricorrenti, la paura della folla e dei viaggi

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di Maria Lombardi
Giovedì 11 Novembre 2021, 06:00 - Ultimo agg. 16:15
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L'angoscia della folla. Il terrore del viaggio. La disperazione della fuga.

Quando finiranno questi incubi? E quando la notte smetterà di essere lo specchio del giorno, con l’ansia e la paura che attraversano e moltiplicano i sogni, il sonno pieno di sussulti e brividi. Nightmare. La pandemia si è presa tutti i momenti della nostra vita, ci insegue anche se chiudiamo gli occhi, ci inquieta anche quando dormiamo. E non è solo una sensazione, studi scientifici hanno dimostrato che il Covid è entrato nella fase Rem e l’ha trasformata, in peggio: più sogni e più incubi. Si chiamano “pandemic dreams” e sono oggetto di ricerche a livello internazionale, sin dai mesi del lockdown. «Un fenomeno che abbiamo osservato ovunque nel mondo, quello dell’aumento degli incubi: espressione del trauma collettivo che abbiamo vissuto. I pandemic dreams sono diventati una forma di narrazione del nostro disagio», il professor Luigi De Gennaro, ordinario di Psicobiologia alla facoltà di Medicina e Psicologia dell’università La Sapienza di Roma, ha coordinato diverse ricerche sugli effetti del Covid nei sogni e nel sonno. «Già dal marzo 2020 abbiamo iniziato a studiare il fenomeno dei “pandemic nightmares” ed è subito risultato evidente che quello che stava accadendo nelle nostre vite veniva descritto nei sogni».

LE CONSEGUENZE

Già con il terremoto dell’Aquila gli studiosi avevano analizzato le ripercussioni dello choc nella vita notturna. «Osservammo - continua il professore - che le mappe telluriche coincidevano con l’intensità delle alterazioni degli sogni. Più ci si avvicinava all’epicentro del terremoto e più aumentavano gli incubi». E ora l’attenzione degli esperti è concentrata sui pandemic dreams. Diverse sono le ricerche condotte dagli studiosi del dipartimento di Psicologia della Sapienza e pubblicate sul Journal of Sleep Research: una internazionale ha coinvolto 19.355 persone di 14 Paesi, altre ancora hanno esaminato le reazioni degli italiani (oltre 5.988 in pieno lockdown e altri mille nei mesi seguenti, solo per citarne alcune). Gli incubi sono aumentati all’incirca del 30-40%, si tratta di una stima, «una misura affidabile del prima non c’è». Il sonno è cambiato con la pandemia? La metà degli intervistati, nel 2020, ha risposto di sì. L’insonnia è cresciuta circa del 40%, stando ai dati Eurodap. E secondo uno studio dell’Università di Helsinki che ha analizzato i sogni di 800 persone, pubblicato su Frontieres of Psycology, su trentatré tipologie ben venti sono state identificate come incubi. Tra quelli ricorrenti: serpenti, insetti, la caduta dei denti, il bisogno di fuggire perché si è inseguiti, un tradimento da parte della persona amata. «Uno dei sintomi del disturbo post-traumatico da stress è appunto l’incubo, il riproporsi dell’evento all’origine del trauma», aggiunge il professor De Gennaro. «Abbiamo osservato durante il lockdown che quelli più ricorrenti erano la paura dei luoghi affollati e dei viaggi. Ed è stato notato anche un incremento di sogni lucidi, quelli in cui il sognatore pur dormendo è consapevole dell’esperienza stessa». Passata la fase di isolamento e restrizioni, alle spalle i giorni più neri e inquietanti, passeranno anche i brutti sogni? «Ci si augura che il fenomeno dei “pandemic dreams” si affievolisca.

Ma anche se l’entità si è ridotta, restano segnali del disagio psicologico che vanno segnalati e sottoposti all’attenzione di chiunque si occupi di salute e benessere. Il trauma della pandemia è entrato ed è ancora ben presente nella vita diurna e in quella notturna. Ne è conferma la percentuale di disturbi del sonno denunciati ancora molto più alta di due anni fa. Si tratta di una delle tante eredità del Covid di cui ci si deve occupare». A soffrirne di più, hanno evidenziato gli studi, donne e giovani. Adesso si stanno studiando le alterazioni del sonno nel long Covid, «a fine novembre presenteremo i risultati di questa ricerca». Che fare per mettere fine alle notti inquiete o con gli occhi sbarrati? «L’insonnia quando è cronicizzata va curata con le terapie psicologiche e cognitivo-comportamentali, se è episodica con gli ipnotici, il cui consumo dopo il Covid è aumentato del 30%». Così come si è registrata un’impennata di ansia, depressione e disturbi dell’umore. Quando finirà questo incubo? 

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