Sindrome post-Covid, il professor Tirelli: «La curiamo con ossigeno-ozonoterapia, i risultati ci sono»

Sindrome post-Covid, il professor Tirelli: «La curiamo con ossigeno-ozonoterapia, i risultati ci sono»
di Nicoletta Cozza
Giovedì 11 Marzo 2021, 06:00 - Ultimo agg. 12 Maggio, 15:37
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Negli Usa li chiamano “Long haulers”, cioè lunghi trasportatori. In Inghilterra, invece, sono denominati “Long Covid”. In Italia, poi, vengono identificati come “pazienti con sindrome post Covid”. Ma anche se cambia il nome, per i medici hanno un identikit ben definito: si tratta di quei soggetti che, dopo essere stati contagiati, nonostante si siano negativizzati e a distanza di tre mesi il loro tampone non evidenzi la presenza di Sars-Cov2, accusano ancora molti sintomi, a volte importanti, e quindi per un recupero ottimale necessitano di un ulteriore percorso terapeutico, sotto la guida di esperti nel “dopo-virus”. A decidere di dedicarsi a loro anche un luminare dell’Oncologia a livello mondiale. Umberto Tirelli, past primario oncologo dell’Istituto nazionale Tumori di Aviano, alla Clinica Tirelli Medical Group che dirige a Pordenone, sta appunto trattando i malati alle prese con gli strascichi del contagio.

Professore, sono tante le persone guarite, ma che hanno conseguenze?

«Una percentuale tra il 50 e l’80% dei pazienti dopo il Covid continua a lamentare spossatezza, dolori generalizzati, mancanza di fiato, difficoltà di concentrazione, incapacità di cimentarsi con l’esercizio fisico, mal di testa e disturbi del sonno.

Poiché si tratta di una nuova malattia, non abbiamo informazioni sulle guarigioni a lungo termine».

Ci sono segnali che lasciano supporre se un paziente positivo avrà postumi una volta negativizzato?

«Oggi non siamo in grado di predire quali soggetti svilupperanno una sindrome post contagio, però sappiamo che anche le persone che sono state affette da una modesta forma di Covid-19 possono accusarla, mentre pazienti che invece sono stati colpiti severamente, magari riescono a tornare alla normalità due mesi dopo. È più facile, comunque, che si verifichi negli over 50, soprattutto se affetti da altre malattie croniche, oltre che nei malati che hanno avuto una forma grave di contagio».

Com’è la casistica?

«Il post-Covid può includere due gruppi di persone. Nel primo sono compresi i soggetti con danni, non si sa se permanenti, ai polmoni, al cuore, ai reni o al cervello, e il virus può aver influenzato la loro abilità a funzionare al meglio. Nel secondo ci sono coloro che accusano sintomi debilitanti come spossatezza, affaticamento dopo piccoli sforzi, sensazione di “nebbia” nella testa, dolori muscolari e articolari, anche se non ci sono esiti riscontrabili sui loro organi».

Quali terapie state seguendo nel vostro centro in Friuli?

«Abbiamo un numero consistente di pazienti post Covid che sono in trattamento con l’ossigeno-ozonoterapia secondo i protocolli SIOOT (Società Scientifica di Ossigeno Ozono Terapia) e alcuni hanno già manifestato notevoli benefici, in quanto è noto che l’ozono è un potente antinfiammatorio, un antidolorifico efficace, e un energetico conclamato. Inoltre è immunomodulante e agisce in maniera precisa su queste criticità».

Quanti sono i pazienti e quali risultati ottengono?

«Abbiamo centinaia di persone che vengono sottoposte a tali cure, così come avviene in altri centri specializzati presenti in Italia, e i risultati ci sono perché i malati piano piano riescono a ripristinare nel loro organismo la situazione precedente al contagio. L’ozonoterapia e in aggiunta, laddove si renda necessaria, la riabilitazione respiratoria, credo che in questo momento siano le risposte più efficaci per contrastare le conseguenze lasciate dal Covid».

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