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Per il Covid normalizzato oltre mascherine e vaccini puntare sull'arma della ventilazione

di Mauro Evangelisti
Articolo riservato agli abbonati
Giovedì 14 Luglio 2022, 06:00 - Ultimo agg. : 08:02
4 Minuti di Lettura

Wuhan è una megalopoli della Cina grande quattro volte Roma.

Ascolta: Battere il caldo estremo. Con il consiglio di Gregorio Paltrinieri. E voi siete tipi da mare o da montagna?

Eppure, quando a gennaio del 2020 arrivarono notizie frammentarie su un misterioso virus che da quelle parti causava gravi polmoniti e morte, ci sembrò una cittadina lontana e senza importanza, con cui non avremmo mai avuto a che fare. Da allora, tutto è cambiato. Siamo entrati nel decennio del Covid. L’autunno sarà la stagione della normalizzazione: nuovi vaccini, uso più attento di antivirali e monoclonali, gestione ordinaria, ricorso alle mascherine quando serve. E niente chiusure.

ALFABETO

Ci siamo spaventati, ci siamo chiusi in casa, ci siamo ammalati, ci siamo illusi che tutto stesse finendo, ci siamo protetti con i vaccini, infine abbiamo imparato a trovare un punto di equilibrio per convivere con il coronavirus che è destinato a restare con noi per sempre. E ci siamo anche abituati a difenderci senza cadere del panico ogni qual volta una variante peggiore della precedente diventava dominante: a fine 2020 ci fu l’Alfa, seguirono la Beta che giungeva dal Sudafrica, la Gamma venuta dal Brasile, la Delta esplosa in India, infine la Omicron nelle sue varie declinazioni numeriche, fino alla 5 che oggi va per la maggiore. Ogni variante ha una caratteristica che darwinianamente la distingue dalle altre: è più trasmissibile della precedente. Per la Omicron 5 si dice che ogni soggetto positivo ne contagia altri 15. Per fortuna, la percentuale dei ricoveri in terapia intensiva e dei decessi è molto bassa, ma c’è il solito macigno statistico che non possiamo dimenticare. Anche una piccola percentuale su un numero molto alto diventa un problema. È un bene se tutti i vostri dieci amici che hanno avuto il Covid se la sono cavati con 38 di febbre, ma non fanno statistica. Se sta molto male 1 su 100, significa che su un milione di contagiati ve ne saranno 10.000 che finiranno in ospedale e, in parte, rischieranno di morire. Non solo: ospedali oberati di pazienti Covid, o sguarniti di personale perché medici e infermieri sono positivi, cureranno peggio anche gli altri malati. Cosa ci aspetta quest’autunno? Secondo alcuni esperti, non è scontato che a una intensa circolazione del virus, come quella vista questa estate, segua una apocalittica diffusione con i mesi freddi. «Quelli che predicono il futuro sull’andamento della pandemia a lungo termine, a volte lo fanno sparando a caso», ha confidato una volta a un collega il professor Gianni Rezza, direttore prevenzione del Ministero della Salute, che proprio nei giorni scorsi ha sottolineato come la barriera protettiva dei vaccini stia, per fortuna, limitando l’impatto sulle terapie intensive. Dunque, dire con certezza come si muoverà la curva in autunno è azzardato, più utile sapere quale sarà la strategia di difesa. Prima di tutto, subito sarà offerta la quarta dose del vaccino anche agli over 60. Parliamo però di quelli che sono stati sviluppati sul ceppo originale di Wuhan, che comunque hanno fatto bene il loro dovere, tagliando drasticamente il numero dei morti.

VALUTAZIONE

Ma a fine settembre, o inizio ottobre, partirà una nuova campagna vaccinale, con farmaci adattati alle nuove varianti. Analizza l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di igiene all’Università del Salento: la stagione dei lockdown è finita, «però va spiegato alla gente che convivere con il virus non significa che Sars-CoV-2 è sparito, ma sapere che questa convivenza può comportare sacrifici e azioni di risposta quando è necessario perché c’è ancora un nemico in giro». Nuova campagna vaccinale per tutti, dunque, con prodotti che sappiano fermare la Omicron? «Secondo me andrà fatta una valutazione approfondita sulle fasce di età da proteggere. Le varie vaccinazioni, ma anche le infezioni, di questi due anni e mezzo, progressivamente stanno costruendo una immunità diffusa. Anche se la malattia va comunque considerata per quello che è, non è un semplice raffreddore, sia chiaro. E dobbiamo continuare a proteggere i più anziani e fragili». Quindi subito gli over 60; si valuterà a chi offrire il vaccino contro la Omicron in autunno, probabile quanto meno agli over 50. Ma avremo presto un vaccino che funzionerà contro tutti i coronavirus, che ci proteggerà a prescindere dalla Omicron? «Su questo è meglio essere prudenti - avverte Lopalco - perché la certezza che sarà possibile realizzarlo non esiste. Allo stesso tempo dobbiamo capire se la campagna vaccinale andrà ripetuta tutti gli anni, così come facciamo con l’influenza, sulla base della variante più diffusa in un determinato periodo. La strada più logica è quella della protezione limitata ai soggetti più fragili». Convivere con il virus significa anche ripensare alle quarantene dei positivi asintomatici: molti paesi europei le hanno ridotte, alcuni eliminate, ma c’è l’incognita poi di dare campo libero alla diffusione del virus. «Sicuramente l’approccio andrà cambiato alla lunga - racconta Lopalco - andrà trovato un punto di equilibrio».

ARIA

Siamo invece in ritardo sul tema della ventilazione. Aerei e treni ad alta velocità, che hanno sofisticati filtri in cabina o sui vagoni, raramente hanno sviluppato dei cluster. Un recente studio che ha tra i suoi firmatari il professor Giorgio Buonanno dell’Università di Cassino (un esperto che ormai da due anni sostiene che il virus corre soprattutto con la trasmissione aerea) ha dimostrato che con la ventilazione meccanica, in alcune scuole campione, la riduzione dei contagi è risultata molto più rilevante rispetto a quella garantita dalla ventilazione naturale (finestre aperte). Ancora però non si stanno realizzando questi impianti. Chiede Buonanno: «Quando inizierà un dibattito serio sui benefici della ventilazione?». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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