Amici per la pelle: occhio a nei e lesioni. La dermatologa Peris: «Mai pensare che non siano nulla»

GettyImages
GettyImages
di Barbara Di Chiara
Giovedì 11 Febbraio 2021, 06:00 - Ultimo agg. 17 Febbraio, 20:56
3 Minuti di Lettura

Tenere sempre d’occhio i nei con forma e colore sospetti. Quelli troppo scuri, dai contorni frastagliati o dalle dimensioni che variano nel tempo. Ma non solo: per una efficace prevenzione dei tumori della pelle si dovrebbe sempre tenere conto dell’esistenza di altre forme maligne di neoplasia cutanea, come il carcinoma squamocellulare. Rappresenta il 25% delle neoplasie cutanee non-melanoma e, dopo il carcinoma basocellulare (quello che ha colpito l’attore Hugh Jackman, che si è reso testimonial dell’importanza di sottoporsi a controlli dermatologici regolari), è il secondo per frequenza, e il primo per mortalità nel nostro Paese. Si contano circa 19.000 casi l’anno, anche se l’assenza di un registro italiano sulla malattia rende difficile stimare un dato preciso.

Certo è che l’incidenza della patologia è in progressiva crescita. «Il motivo è che gli italiani stentano ancora a recepire le buone norme con cui difendersi dai raggi solari, in primis l’uso costante della crema solare», spiega Ketty Peris, ordinario di Dermatologia e venereologia all’Università Cattolica di Roma e presidente della Società italiana di dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie sessualmente trasmesse.

LE CAUSE

 Il carcinoma squamocellulare cutaneo si forma a causa della proliferazione incontrollata dei cheratinociti, le cellule che si trovano in grande quantità nello strato squamoso dell’epidermide. «Ha una serie di manifestazioni diverse – aggiunge Peris – come un’ulcera o un’escoriazione, o un nodulo rosso con una crosta centrale, che può sanguinare spontaneamente o in seguito a grattamento».

La lesione può essere dolorosa, aumentare di dimensioni nel tempo e non guarire nemmeno dopo l’applicazione di creme antibiotiche o cortisoniche. Questa forma di tumore della pelle colpisce di più gli uomini rispetto alle donne, soprattutto oltre i 50 e in presenza di un fototipo chiaro. «L’esposizione eccessiva ai raggi solari e l’uso di lampade abbronzanti, ma anche la fototerapia – prosegue l’esperta – rappresentano i fattori di rischio più importanti, come anche l’esposizione cronica ad agenti chimici tossici come l’arsenico, la presenza di ferite croniche o ulcere, o di una vecchia scottatura solare. Sono terreni fertili per questa malattia. Ugualmente, una condizione di immunosoppressione, l’assunzione di determinati farmaci e la presenza di alcune patologie genetiche aumentano il rischio. Pensiamo ai pazienti che hanno subito un trapianto d’organo e assumono immunosoppressori vengono monitorati per controllare che non insorga un carcinoma cutaneo di questo tipo».

L’INTERVENTO

 Parliamo di una forma tumorale legata all’esposizione prolungata e costante ai raggi solari. Nella maggioranza dei casi le sedi coinvolte sono volto, collo, cuoio capelluto nelle persone calve, orecchie e avambracci. Se individuato prontamente, l’asportazione chirurgica del carcinoma è risolutiva nel 95% dei pazienti. In caso contrario, la lesione può raggiungere dimensioni troppo ampie per la chirurgia, e portare a metastasi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA