Emicrania, stress e alterazioni ormonali tra le cause scatenanti

Emicrania, stress e alterazioni ormonali tra le cause scatenanti
di Maria Rita Montebelli
Giovedì 14 Gennaio 2021, 06:00 - Ultimo agg. 17 Febbraio, 11:04
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La forma più comune di cefalea primaria (ne soffre il 90% della popolazione) è quella di tipo “tensivo”. Dura da qualche ora a qualche giorno ed è provocata da una postura sbagliata (tipicamente con la testa china per molte ore su un libro o sulla tastiera del computer). Il dolore (il classico “cerchio alla testa”) si risolve con i comuni analgesici. Sul versante opposto come gravità è invece la cosiddetta “cefalea a grappolo”, caratterizzata da un dolore atroce in corrispondenza della zona oculare, lacrimazione, arrossamento degli occhi, congestione nasale. Ha una durata variabile da 10 minuti a 3 ore e gli attacchi hanno un andamento temporale “a grappoli”. Colpisce un individuo su mille ed è sei volte più frequente negli uomini che nelle donne. Può rispondere all’ossigenoterapia.

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L’emicrania interessa invece il 14% della popolazione ed è tre volte più frequente nelle donne. È una forma di cefalea molto intensa che in genere compare su un lato della testa; il dolore è di tipo pulsante e può accompagnarsi ad una ipersensibilità alla luce, ai rumori, agli odori e al tatto, oltre che a nausea e vomito. Un paziente su 4 presenta anche alterazioni della vista chiamate “aura”. La durata va da poche ore a qualche giorno. Può essere scatenata da vari fattori quali stress, perdita di sonno, digiuno, assunzione di alcol, variazioni ormonali.

Viene trattata con terapie preventive (come i nuovi anticorpi monoclonali o le terapie tradizionali quali beta-bloccanti, flunarizina, acido valproico e topiramato) e con farmaci per interrompere l’attacco (triptani, ditani, gepanti). Le forme lievi-moderate rispondono ai Fans. Il 4% della popolazione infine soffre di cefalea “cronica”, una forma presente 15 giorni al mese da almeno tre mesi; può essere provocata paradossalmente da un sovradosaggio di analgesici e può dunque rappresentare un’evoluzione dell’emicrania. Può associarsi a stati ansiosi e a depressione. È una forma altamente invalidante con gravi ripercussioni sull’attività lavorativa e sulle relazioni sociali e familiari.

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