La sala operatoria diventa un'astronave: medici-ingegneri maneggiano tecnologie Nasa e usano ologrammi

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di Davide Scalzotto
Giovedì 13 Maggio 2021, 06:00 - Ultimo agg. 19 Febbraio, 06:37
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Medici e ingegneri allo stesso tempo, fedeli a Ippocrate ma capaci di maneggiare le ultime conquiste della Nasa, di trasferire l’universo fuori di noi all’universo dentro di noi, perché l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo alla fine sono governati dalle stesse leggi. Così sono e saranno i chirurghi di ultima generazione, chiamati a salvare vite in sala operatoria servendosi sempre più di estensioni artificiali. Il chirurgo insomma è sempre più una sorta di cyborg che lavora servendosi di estensioni meccaniche ed interfaccia tecnologiche: robot, visori, big data, stampanti 3D, realtà aumentata, intelligenza artificiale. Tutto in continua evoluzione, perché quello che accadrà nei prossimi 10 anni ci farà fare un balzo in avanti ben più grande di quanto non dica il percorso temporale. Nella sanità come negli altri aspetti della nostra vita, in fondo. «Oggi in una sala operatoria ci sono 350 strumentazioni elettroniche di vario tipo - spiega Maurizio Pavanello, direttore dell’Unità operativa complessa Chirurgia Generale dell’ospedale di Conegliano Veneto (Ulss 2 Marca Trevigiana) - Il chirurgo e gli assistenti sono chiamati ad avere sempre più una preparazione tecnologica». Bisturi e punti di sutura non esistono già più. Soppiantati da tecniche nuove solo per chi ne sente parlare per la prima volta. Le chiamano “energie”: corrente mono e bipolare, ma nell’ultima generazione parliamo di ultrasuoni e radiofrequenze in grado di incidere, tagliare, cicatrizzare, ricucire nel medesimo istante. La storia professionale di Pavanello racconta bene l’evoluzione della professione di chirurgo: uno dei primi in Italia a operare in laparoscopia, è stato il primo nel 2013 a operare con tecnologia 3D all’ospedale di Castelfranco e oggi, a Conegliano, porta in sala operatoria gli smart glasses, occhiali di ultima generazione in cui, mentre si interviene sul paziente, è possibile ricevere informazioni e grazie ai quali è possibile trasmettere immagini, ad esempio a scopo didattico.

I VANTAGGI

«Le tecnologia è infinita - spiega Pavanello - e i progressi si snodano davanti a noi quotidianamente. Gli obiettivi sono sostanzialmente due: mettere in condizione il paziente di riprendersi in tempi rapidi e mettere nelle condizioni il chirurgo di intervenire al meglio». Così, ad esempio, dopo il grande salto della laparoscopia, che consente di intervenire all’interno del corpo attraverso piccoli fori in cui si inseriscono gli strumenti elettronici, senza lasciare segni e cicatrici sul paziente, oggi il chirurgo ha davanti a sé una evoluzione tecnologica straordinaria. «Gli smart glasses - spiega Pavanello - sono solo una delle interfaccia con cui ci troviamo a operare. Validissimi per quanto riguarda l’attività di mentoring e telesurgery, in pratica per l’insegnamento, ci consentono di avere sempre davanti informazioni utili, come una tac o parametri vitali.

Ma anche gli stessi robot con cui operiamo sono evoluti. Il chirurgo manovra braccia meccaniche che intervengono nel paziente con altissima precisione e bassissima invasività. Grazie alle “energie”, ad esempio, mentre si taglia, si procede contemporaneamente alla sutura, evitando sanguinamenti». Le nuova frontiere sono le tecnologia 5G, l’intelligenza artificiale, l’analisi dei big data per avere cure e terapie sempre più tarate sul paziente, le stampanti 3D e quelle in 4D, dove si aggiunge anche la sensazione tattile. «Oggi sono possibili interventi con ologrammi che riproducono l’organo o la parte su cui si deve operare - prosegue Pavanello - Con la tecnologia 5G l’intelligenza artificiale ci farà fare un balzo in avanti, la ricostruzione di organi con stampanti 3D sarà sempre più possibile e il futuro prossimo venturo vedrà piccole sonde “chirurgiche” autonome, una sorta di robottini indipendenti, in grado di essere inseriti nel corpo per intervenire in maniera mirata. Google e alcune grosse aziende di prodotti medicali, ad esempio, stanno mettendo a punto nuovi robot di cui ancora si sa poco, ma che arriveranno sul mercato prossimamente».

TECNOLOGIE NASA

Molte di queste tecnologie arrivano da esperimenti e applicazioni portate a termine dalla Nasa nelle missioni spaziali e l’industria sanitaria e medica si stanno sempre più saldando con quella dell’alta ingegneria e delle nano tecnologie. Nel 2018 l’Italia vantava il più alto numero in Europa di robot “chirurgici” di ultima generazione, i “Da Vinci”. Ce n’erano un centinaio. Ma paradossalmente oggi a livelli di intervento, siamo ancora indietro per mancanza di personale formato, visto che l’uso dei robot presuppone la pratica della laparoscopia e non in tutte le strutture sanitarie viene praticata questa tecnica operatoria. «Quello che è certo - prosegue Pavanello - è che anche grazie ai protocolli Eras (Enhanced Recovery After Surgery) oggi siamo in grado di dimettere nel giro di 48 ore un paziente a cui è stato praticato un intervento un tempo invasivo, come l’asportazione di un tratto di intestino o dello stomaco. Non è solo l’invasività ridotta dell’intervento in laparoscopia, ma anche la preparazione che viene fatta da un mese prima dell’intervento, con regole di alimentazione e di vita da rispettare. Ridurre i tempi di recupero aiuta anche nella chirurgia oncologica, perché consente al paziente di iniziare subito la terapia farmacologica. Le nuove tecnologie consentiranno di incidere in maniera determinante sulla qualità del lavoro dei chirurghi in generale, ma soprattutto sulla vita dei pazienti». 

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