Il neurologo Alfredo Berardelli: «Alleniamo la mente con lo sport e la lettura, aumentano la plasticità del cervello»

Il neurologo Alfredo Berardelli: «Alleniamo la mente con lo sport e la lettura, aumentano la plasticità del cervello»
di CARLA MASSI
Giovedì 10 Marzo 2022, 06:00 - Ultimo agg. 22 Febbraio, 11:02
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Controlla i pensieri, la memoria, il linguaggio, i movimenti di braccia e gambe e il funzionamento di tutti gli organi che sono nel corpo.

Regola il respiro e il battito cardiaco, determina le reazioni agli eventi stressanti che possono verificarsi nella vita quotidiana. L’emisfero sinistro è responsabile delle funzioni associate al linguaggio, mentre quello destro si occupa dell’interpretazione delle informazioni visive. Eppure, il saper proteggere il cervello è pratica quasi sconosciuta. Solo il mal di testa o una botta sulla fronte sembrano ricordare che esiste.

La Settimana Mondiale del Cervello, dal 14 al 20 marzo (settimanadelcervello.it, brainawareness.org, mondino.it), potrà sicuramente essere d’aiuto proprio ora che la nostra mente è così stressata. «Si pensa ai controlli medici con l’esame del sangue o l’elettrocardiogramma ma non si pensa a tutelare il cervello. Attaccabile, oltre che dalle malattie, anche da abitudini killer», commenta Alfredo Berardelli, presidente della Società italiana di Neurologia e Direttore della Clinica Neurologica, Sapienza Università di Roma.

Le abitudini killer? A che cosa si riferisce?

«Basta citare droga, alcol, fumo. E l’eccesso di zucchero. Chi abusa con l’alcol crede di danneggiare solo il fegato e, invece, dei gravi effetti li vediamo anche sul sistema nervoso centrale».

Perché, a suo avviso, ci preoccupiamo così poco del cervello? Crediamo non abbia bisogno della nostra attenzione come il cuore o lo stomaco?

«Si crede che non abbia bisogno di manutenzione, che resista a tutti gli attacchi. Ma non è così. Ci si accorge della sua presenza e della sua complessità solo quando qualcosa non va. Dal mal di testa ai “buchi” di memoria. Come tutti gli organi ha bisogno di essere protetto. E ascoltato».

Qualche altro consiglio?

«Ha bisogno, come tutto il nostro corpo, di allenamento. Sia fisico che mentale. Questo si deve tradurre in attività sportiva e in esercizi come la lettura. L’esercizio fisico è indispensabile affinché il cervello lavori al suo livello ottimale di capacità.

Stesso discorso vale per le suggestioni che possono regalarci un libro, uno spettacolo naturale, un museo. Tutto questo mira ad aumentare la plasticità dell’organo».

Che vuol dire riuscire a mantenere più a lungo possibile le nostre capacità intellettuali?

«Sì, dobbiamo aumentare o mantenere le nostre riserve cognitive, dobbiamo continuare per tutta la vita ad accumulare informazioni. A consolidare quello che abbiamo appreso».

Torniamo ai danni da alcol e droga così poco conosciuti.

«Il protratto utilizzo di alcol può portare ad avere danni, come la cosiddetta demenza da alcol: sbalzi di umore, perdita della memoria e delle normali capacità cognitive. L’uso di stupefacenti conduce a una perdita irreversibile delle cellule cerebrali, riduce la capacità di apprendimento e memorizzazione».

Memoria, capacità cognitive e difficoltà nei movimenti. La popolazione continua ad avere un’aspettativa di vita sempre più lunga e il cervello danneggiato è protagonista con il Parkinson e l’Alzheimer...

«Anche in questi casi è importante segnalare i primi sintomi. Se non lo fa, o non lo può fare il paziente, devono occuparsene i familiari. È importante che le persone segnalino al neurologo anche la comparsa di sintomi apparentemente non specifici della patologia di Parkinson, per esempio. Come il deficit olfattivo, la depressione, i dolori delle grosse articolazioni e disturbi comportamentali durante il sonno caratterizzati da comportamenti eccessivi come scalciare continuamente, urlare, tirare pugni. Questi sintomi non motori sono molto importanti perché aiutano a identificare soggetti a rischio anche con un anticipo di 10-12 anni».

Per rallentare l’andamento della malattia?

«Di prevenzione, per queste due malattie, non si può parlare ma sicuramente è possibile rallentare il loro progresso. E possiamo cominciare a contare su marcatori che ci faranno predire il tipo e la gravità della patologia».

Cominciamo dal Parkinson, ci sono nuove terapie?

«L’attenzione è puntata soprattutto sugli anticorpi monoclonali dell’alfa-sinucleina, una proteina. Sono terapie indirizzate a bloccare il processo patologico o, almeno, a rallentarlo. L’identificazione di marcatori, anche nella saliva, ci permetteranno, non in tempi troppo lontani su larga scala, di fare previsioni sulla malattia».

Anche per l’Alzheimer?

«Si arriverà, anche per questa patologia neurologica, a un marcatore biologico, saliva o sangue, che permetterà di fare il dosaggio della proteina coinvolta nella degenerazione».

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