Vaccini anti-Covid e influenza, insieme si può. Gli esperti: «La sovrapposizione è sicura»

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di Graziella Melina
Giovedì 16 Settembre 2021, 06:00 - Ultimo agg. 20 Febbraio, 13:46
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Per i pazienti fragili e poi gli over 80 nelle prossime settimane alla somministrazione del vaccino antinfluenzale si dovrà aggiungere anche quella per la terza dose del farmaco anticovid. Dopo il via libera dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, all’iniezione di rinforzo per i cosiddetti immunocompromessi, Regioni e medici di famiglia si preparano alla nuova campagna vaccinale. Per le terze dosi del vaccino anti-Covid (a rna, quindi Moderna e Pfizer) si potrà partire già dal 20 settembre (fa eccezione il Lazio dove si è già partiti), come è stato deciso lunedì 13 nel corso di una riunione a cui hanno partecipato il ministro della Salute Roberto Speranza e il Commissario per l’Emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo. La dose addizionale dovrà essere somministrata almeno dopo 28 giorni dalla seconda vaccinazione per gli immunodepressi. Per gli over 80 che hanno completato la profilassi (al 10 di settembre oltre il 92 per cento, ossia circa 4 milioni e 200mila su una platea di 4 milioni e 554mila circa) e gli ospiti delle Rsa il cosiddetto booster dovrà essere offerto invece dopo almeno sei mesi dalla seconda iniezione.

GLI STUDI

«Il reclutamento dei pazienti che riceveranno la terza dose - spiega Ignazio Grattagliano, dirigente nazionale della Simg, la Società italiana di medicina generale e delle cure primarie - avverrà a livello regionale. I medici di famiglia sono in buona parte pronti e disponibili per la somministrazione in contemporanea con il vaccino antinfluenzale». L’anno scorso, in mancanza di dati certi, era stata scelta la linea della prudenza. «Inizialmente - ricorda Grattagliano - era stato raccomandato di inoculare i vaccini anticovid non a ridosso di altre vaccinazioni recenti. Tre settimane fa, invece, negli Stati Uniti il Centro per il controllo e la diffusione delle malattie (Cdc) ha pubblicato alcuni studi che indicano che la profilassi con i due diversi vaccini è sicura». L’unica accortezza è di tipo pratico. «In genere, quando somministriamo l’antinfluenzale in concomitanza con l’antipneumococco, lo facciamo su braccia diverse per non dare un ingombro maggiore sullo stesso braccio e poi perché le due iniezioni possano essere monitorate diversamente».

I pazienti fragili che avranno la priorità per la terza dose saranno identificati in base a criteri legati non soltanto all’età, ma ai fattori di rischio. «Per selezionare e stratificare la popolazione, come abbiamo già fatto all’inizio della campagna anti-Covid - aggiunge Grattagliano - saranno utilizzati gli indici di vulnerabilità elaborati dai nostri software. Probabilmente, però, non tutti i pazienti riusciranno a fare i due diversi vaccini lo stesso giorno. Le regioni del nord iniziano la campagna antinfluenzale già a ottobre. Al sud invece in genere si parte a novembre». Per molti soggetti fragili basterà un unico appuntamento e senza la preoccupazione di eventuali rischi di reazioni avverse aggiuntive. «Si tratta di due vaccini completamente diversi, uno non inficia la funzionalità dell’altro - assicura Roberto Giacomelli, direttore di Immunologia clinica e reumatologia del Policlinico universitario Campus Bio-medico di Roma - L’unica raccomandazione è di somministrarli in siti diversi, ma solo per motivi legati agli eccipienti che interagendo potrebbero creare problemi gli uni con gli altri. Ricordiamo, poi, che il vaccino antinfluenzale è un quadrivalente con virus inattivato che stimola il sistema immunitario in maniera totalmente diversa rispetto ai vaccini a rna. Non c’è dunque alcun effetto sommatorio di eventi collaterali. Si possono effettuare in tranquillità anche dal medico curante». In Italia sono almeno 500 mila le persone affette da malattie autoimmuni, alle quali si aggiungono poi i pazienti con neoplasie (circa 400 mila nuovi casi nel 2020) che potranno ricevere a breve la terza dose. «I pazienti immunodepressi - spiega Giacomelli - appartengono a due grandi categorie: quelli che fanno la terapia immunosoppressiva per una malattia autoimmune e i malati neoplastici che assumono farmaci che comunque interferiscono con l’attività del sistema immunitario». Proteggere questa fascia della popolazione diventa prioritario. «Non ci sono motivi tecnici che impediscano questa vaccinazione combinata - rimarca Massimo Andreoni, direttore di Malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali - Lo facciamo abitualmente per tantissime profilassi. Addirittura per i bambini siamo arrivati a fare 6-8 vaccinazioni tutte insieme. È stato dimostrato che per l’organismo ricevere una doppia vaccinazione non comporta alcun tipo particolare di rischio. Assicurare la copertura vaccinale alle persone fragili è un obiettivo fondamentale». 

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