Ha ricostruito il volto del centravanti del Napoli Victor Osimhen, utilizzando sei placche e diciotto viti in sala operatoria. «Interventi così complessi sono rari, ma traumi dovuti a incidenti di gioco si verificano spesso, soprattutto nelle giovanili e durante le partite di calcetto tra amici», avverte Gianpaolo Tartaro, professore universitario e primario di Chirurgia maxillo-facciale al Policlinico Vanvitelli del capoluogo campano.
Per il nigeriano, che ha avuto la peggio con Milan Skriniar durante Inter-Napoli, qual è stata la complicanza maggiore?
«Victor aveva l’occhio fuori dall’orbita: più di venti microfratture scomposte hanno determinato un esoftalmo da schiacciamento. L’osso malare, sotto lo zigomo sinistro, si è accartocciato e frammentato in più punti. Per questo, Osimhen è finito come sotto una pressa».
Così l’operazione è durata più del previsto.
«Tre ore e mezza.
La prognosi di 90 giorni è aggiornata a oggi?
«La prognosi resta invariata, ma ogni giorno sono evidenti i miglioramenti. Tutto è controllato dal collega Raffaele Canonico, del Calcio Napoli». Come in altri casi, una maschera facciale può consentire una ripresa più rapida? «È allo studio, ma questo dispositivo non è facile né da realizzare né da indossare: per Osimhen, andrebbe a poggiare sulle parti fratturate. Lì dove c’è anche un nervo».
Quando il ritorno in campo?
«Da tifoso, lo vorrei già in attacco, e Victor vorrebbe ricominciare subito a giocare. Ma dobbiamo rispettare i tempi tecnici decisi d’intesa con Canonico e la società».
Qual è il cronoprogramma?
«Osimhen è in riabilitazione, in settimana eseguirà le radiografie di controllo, presto potrà correre e allenarsi di nuovo».
Esegue tante operazioni del genere?
«Più di quattro o cinque a settimana. Ho da poco operato anche il portiere del Benevento».
E Alberto Paleari è già tornato in campo.
«Nel suo caso, la frattura non aveva toccato l’orbita».
Quali incidenti si verificano più spesso durante le sfide tra amici e tra colleghi di lavoro?
«Una testata, come nel caso di Osihmen, o una gomitata può causare una frattura dello zigomo, colpire l’orbita, il sopracciglio, l’osso malare. E poi...»
E poi, cosa?
«Un’altra frattura, tipica del calciatore, anche dilettante, è quella del naso, ma può essere rimessa a posto con una manovra manuale a bordo campo, ovviamente eseguita da un medico competente».
Caso risolto?
«L’intervento chirurgico serve poi per rimettere a posto il setto nasale».
Può bastare ad appendere una volta per tutte le scarpette al chiodo.
«Ma l’elenco degli incidenti di gioco è ancora lungo... Le ferite lacero-contuse, ad esempio, si hanno soprattutto tra i difensori; mentre la frattura della mandibola si diagnostica più spesso a seguito di una caduta dalla bici o dal motorino».
Anche le pallonate possono essere pericolose?
«Quelle no. Lo sono, invece, gli scontri aerei e in area di rigore tra ragazzi, per carattere irruenti nelle giovanili, decisi a farsi notare».
Chi rischia di più: l’attaccante o il portiere?
«Il portiere, perché è concentrato a guardare la palla e ha il corpo scoperto».
Altri traumi sportivi da segnalare?
«La pallanuoto provoca fratture importanti tra l’arcata sopracciliare e la fronte, all’altezza dei seni nasali, perché quell’osso è vuoto e fragile come vetro soffiato».
C’è una strategia per evitare di farsi male?
«Per chi ha una certa età come me, e continua a giocare a calcetto, è utile non fare movimenti bruschi, ma prestare attenzione non abbassa di molto le probabilità di infortuni. Fino al novantesimo minuto».