Covid, certificato per i vaccinati, Miozzo: «Ora accelerare», il Lazio al via da febbraio

Covid, certificato per i vaccinati, Miozzo: «Ora accelerare», il Lazio al via da febbraio
di Mauro Evangelisti
Lunedì 25 Gennaio 2021, 00:02 - Ultimo agg. 08:02
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Sui certificati di immunizzazione, grazie alla doppia somministrazione del vaccino anti Covid, il Lazio accelera: a metà febbraio saranno consegnati i primi attestati. «Deciderà poi il governo quale valore debbano avere», dice l’assessore alla Salute, Alessio D’Amato.


IL PERCORSO


Dobbiamo passare dalla triste epoca delle autocertificazioni alla graduale restituzione della libertà che ci sarà assicurata dai certificati o dai passaporti vaccinali. L’idea sta prendendo forza, rimbalza con sempre più insistenza dall’Unione europea, ma ancora non c’è stato il passaggio dalla teoria alla pratica, salvo alcune regioni come, appunto, il Lazio che ha annunciato di volere anticipare i tempi.

L’obiettivo è semplice e ha una duplica applicazione: interna, perché l’attestato potrebbe consentire a chi ha ricevuto la doppia protezione di frequentare teatri, cinema, palestre, locali, e dunque una parte dell’economia potrebbe ripartire; esterna, perché c’è l’ipotesi di viaggiare solo con l’attestazione dell’avvenuta vaccinazione.

L’appello a fare presto, ad accelerare per realizzare questo strumento, parte anche dal coordinatore del Comitato tecnico scientifico sul coronavirus, Agostino Miozzo, che spiega al Messaggero: «Io sono un fautore assoluto del passaporto vaccinale.

 

Per varie ragioni, in primis perché sarà un forte incentivo a vaccinarsi. Già molte Nazioni lo stanno prospettando, per viaggiare sarà necessario dimostrare di essere immunizzato. D’altra parte è sempre successo anche per altri tipi di vaccini, richiesti per entrare in alcuni Paesi. Inoltre, altrettanto importante, dobbiamo pensare a un uso interno, perché dando un valore al certificato vaccinale come lasciapassare, ci sarà impulso a molte attività economiche e culturali che sono ferme. Pensiamo alle piscine, alle palestre, ai teatri, per fare solo alcuni esempi». C’è però un problema che rallenta ancora l’istituzione di questo strumento. Spiega Miozzo: «Ancora non abbiamo certezze sulla capacità di sterilizzazione del vaccino.

Evita la malattia, ma non sappiamo (anche se è molto probabile) se il vaccino garantisce, a chi l’ha ricevuto, di non trasmettere il virus. Tutto questo premesso, io non ho dubbi: dobbiamo accelerare sul certificato vaccinale se vogliamo riavvicinarci, certo gradualmente, alla normalità. Per questo dico: acceleriamo l’analisi e la comprensione di questo strumento e delle possibili applicazioni». L’obiettivo è farsi trovare pronti quando, nel giro di tre o quattro mesi, aumenterà in modo significativo il numero delle persone effettivamente vaccinate. Osserva Miozzo: «Dobbiamo cominciare a pensarci adesso, dobbiamo preparare ora la macchina amministrativa, questo tipo di strumento va studiato bene e fin da subito. In questo modo, diciamo tra sei mesi, sarà a regime. Se invece aspettiamo, lo vedremo operativo solo tra uno o due anni e non avrebbe senso».


Il nodo in questi giorni è la lentezza della vaccinazione, causata dalla carenza di dosi. Ieri il primo ministro britannico Boris Johnson ha annunciato che nel Regno Unito sono già state vaccinate 5,8 milioni di persone; in Italia siamo ancora a 1,4 milioni, una quota ancora insufficiente, ma se si vuole attivare uno strumento come il certificato vaccinale bisogna partire. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, quando ne ha parlato, ha detto che il tema sarà affrontato solo quando l’Italia avrà un numero rilevante di dosi a disposizione.


LA PROSPETTIVA


Il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, sostiene che passaporto e certificato vaccinali sono utili, ma deve essere uno strumento comune dell’Unione europea. Nel Lazio l’assessore alla Salute, Alessio D’Amato, insiste: «Per noi la dimostrazione del completamento del percorso di immunizzazione è importante. Noi stiamo andando avanti, consegneremo i certificati vaccinali a metà febbraio. Sarà poi il governo a decidere come utilizzarli». Resta un dato di fatto: se a giugno in Europa una parte consistente delle persone sarà stata vaccinata, le vacanze e i viaggi saranno caratterizzati dall’attestato di immunizzazione, l’unico modo, probabilmente, per fare ripartire il turismo e salvare le compagnie aeree.
 

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