Per combattere le metastasi, si inizia dal primo stadio. In Italia il tumore al seno è la neoplasia più frequente tra le donne, con circa 55.900 nuovi casi diagnosticati nel 2023, secondo il Ministero della Salute. Dai laboratori di ricerca scozzesi è stato elaborato un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Embo Reports e portato avanti dal professor Jim Norman e della professoressa Karen Blythche, si preannuncia in grado di rivoluzionare l'approccio alla materia. Da quanto si scrive, il cancro modifica il metabolismo di alcune cellule immuni specifiche: queste cellule, infatti, rilasciano una proteina particolare, chiamata uracile, che può essere utilizzata dalle cellule cancerose come una sorta di impalcatura attraverso la quale estendersi verso gli altri organi in cui sviluppare tumori secondari.
La nuova scoperta - Gli scienziati scozzesi, però, in un esperimento con topi da laboratorio, sono riusciti non solo a individuare la funzionalità della proteina, ma anche a bloccare la formazione dell'impalcatura alimentata dall'uracile. In questo modo il sistema imminutario dei topi è stato in credo di riprendere le proprie capacità, uccidere le cellule tumorali in metastasi e di arrestare la diffusione del cancro anche ad altri organi.
Gli scienziati hanno ottenuto questo risultato bloccando un enzima chiamato uridina fosforilasi-1 (UPP1), che produce uracile. La speranza è che la rilevazione dell'uracile nel sangue possa aiutare a individuare i primi segni di diffusione del cancro e agire sin da subito, ancora prima che inizi la diffusione del cancro, con farmaci che possano bloccare l'UPP1. L'intervento rapido sui cambiamenti metabolici in fase iniziale, quindi, potrebbe davvero arrestare la progressione del cancro.
«Un cambiamento radicale» - La dottoressa Cassie Clarke, una delle autrici dello studio, ha dichiarato al Daily Mail che il lavoro portato avanti «rappresenta un cambiamento radicale nel nostro modo di concepire la prevenzione della diffusione del cancro». Le metastasi complicano notevolmente la guarigione dal tumore, soprattutto nei casi di recidiva, anche quando si ripresenta dopo anni. Secondo quando riporta sempre il Daily Mail, la dottoressa Catherine Elliot, direttrice del Centro di Ricerca contro il Cancro nel Regno Unito, ha commentato la grande scoperta con entusiasmo, sostenendo che «ci porta nuove speranze per rilevare e il bloccare precocemente le metastasi precocemente, garantendo alle persone molti altri anni con i loro cari». Non resta che attendere come questa nuova conoscenza verrà applicata in ambito farmacologico.