Covid, una proteina per creare un super farmaco contro tutti i coronavirus: la scoperta negli Usa

Covid, una proteina per creare un super farmaco contro tutti i coronavirus: la scoperta negli Usa
di Cristiana Mangani
Giovedì 12 Agosto 2021, 17:13 - Ultimo agg. 18:29
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L'obiettivo è arrivare pronti a qualsiasi altra possibile pandemia dopo quella di Covid. Gli scienziati della Northwestern university Feinberg school of Medicine di Chicago hanno identificato una proteina per un nuovo super farmaco che servirà a contrastare la Sars-CoV-2, e che potrebbe dare buoni risultati nel caso in cui  emergesse un coronavirus diverso da quelli conosciuti finora. 

«Dio non voglia che ci sia la necessità di questo farmaco - dichiara Karla Satchell, professore di microbiologia-immunologia al Feinberg, che guida un team internazionale di scienziati che stanno analizzando il virus - in quel caso noi saremo pronti».

Proteina per super-farmaco

 

Il team della Northwestern ha già mappato la struttura di una proteina virale chiamata Nsp16, presente in tutti i coronavirus .

Questo nuovo studio fornisce informazioni scientifiche importanti che potrebbero aiutare lo sviluppo di farmaci da utilizzare nelle pandemie future. «C'è un grande bisogno di nuovi approcci nella ricerca», afferma Satchell.  L'idea degli scienziati è che questo farmaco possa essere usato nelle prime fasi del contagio. O anche come una sorta di pillola del giorno dopo, e cioè se qualcuno intorno a te prende il coronavirus, si potrà correre in farmacia, assumere questa medicina per tre o quattro giorni ed evitare l'infezione. «Potresti così non ammalarti», chiarisce ancora la scienziata.

La ricerca è stata pubblicata su Science Signaling. Il team di Satchell ha mappato o "risolto" tre nuove particelle proteiche e ha scoperto un identificatore segreto nel meccanismo che aiuta il virus a nascondersi dal sistema immunitario. «La proteina Nsp16 è così importante per i vari coronavirus - sottolinea l'immunologa - che viene conservata così come è. Questo, unito alla sua capacità di ingannare il sistema immunitario, la rende un ottimo bersaglio per un farmaco universale contro i coronavirus, che quindi non avrebbe impatto solo sulla pandemia corrente, ma anche su quelle future dello stesso tipo».

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Per neutralizzare la proteina Nsp16, sottolineano gli scienziati, serve un farmaco e non un vaccino perché: «Con i vaccini vuoi istruire gli anticorpi a prendere di mira delle particelle sulla superficie dei virus. Ma le proteine come Nsp16, che vengono usate dal virus per moltiplicarsi, non si trovano esposte sulla superficie, e quindi gli anticorpi non le vedono».

La proteina Nsp16 ha un ruolo fondamentale nelle prime fasi dell’infezione perché “nasconde” il virus al sistema immunitario e gli permette di proliferare. Per questo motivo, afferma Satchell, bisognerebbe assumere il farmaco il prima possibile, dopo contatto con persona positiva al Covid o quando si avvertono i primi sintomi. In fase più avanzata di infezione, il farmaco non rivelerebbe la medesima utilità.

Per la scienziata alla guida del gruppo americano andare avanti con questa ricerca è fondamentale in vista delle future pandemie. La prossima - immagina Karla Satchell - potrebbe esplodere intorno al 2028 ma si tratta solo di un’ipotesi, formulata guardando alla successione delle epidemie di Sars, Mers e dell’attuale Sars-CoV 2, che sono separate da circa 7 anni.

L’immunologa spiega: «Questo ovviamente non vuole dire molto, perché la prossima pandemia potrebbe verificarsi tra due anni o tra dieci». Oggi il mondo della ricerca si sta concentrando anche su un vaccino universale, che possa colpire determinate zone della proteina spike, come quelle (corrispondenti a circa il 78% della proteina) che hanno in comune il virus Sars e il Sars-CoV 2.

Satchell prevede che il farmaco che potrà essere sviluppato sulla base della loro scoperta, potrebbe includere farmaci simili a Remdesivir, che impedisce al virus di replicarsi. La ricerca scientifica è stata messa a disposizione gratuitamente alla comunità globale, in modo da poterla utilizzare per accelerare gli sforzi per progettare nuovi trattamenti contro il Covid-19 e contro le future pandemie. 

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