Vaccino, ecco perché «la seconda dose non va mai saltata». La ricerca americana

Vaccino, ecco perché «la seconda dose non va mai saltata». La ricerca americana
Vaccino, ecco perché «la seconda dose non va mai saltata». La ricerca americana
di Lorena Loiacono
Martedì 20 Luglio 2021, 10:06 - Ultimo agg. 20 Febbraio, 01:02
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La seconda dose di vaccino «non va mai saltata». Uno studio di Standford, pubblicato su Nature, dimostra il decisivo balzo in avanti nella protezione da Covid proprio dopo la seconda dose. La ricerca, condotta da ricercatori della Stanford University School of Medicine, rileva infatti come le due dosi di Pfizer possano indurre un impulso tanto potente al sistema immunitario da fornire un'ampia protezione antivirale. Lo studio, pubblicato il 12 luglio su Nature, è stato condotto per capire esattamente quali effetti ha il vaccino Pfizer analizzando campioni di sangue di pazienti vaccinati. Sono stati contati gli anticorpi e sono stati misurati i livelli di proteine di segnalazione immunitaria.

Vaccino, seconda dose e anticorpi

 

Il vaccino Pfizer, come Moderna, funziona in modo molto diverso dai classici vaccini che addestrano il sistema immunitario a concentrarsi su un particolare microbo e spazzarlo via.

I vaccini Pfizer e Moderna contengono componenti adatti alla produzione della proteina spike che SARS-CoV-2 usa per attaccarsi alle cellule che infetta. «Nonostante la loro eccezionale efficacia, si sa poco su come funzionano esattamente i vaccini a RNA – ha spiegato Bali Pulendran, Ph.D., professore di patologia, microbiologia e immunologia - così abbiamo sondato la risposta immunitaria indotta da uno di loro nei minimi dettagli. Gli anticorpi sono facili da misurare ma il sistema immunitario è molto più complicato di così. Gli anticorpi da soli non riflettono completamente la complessità e il potenziale raggio di protezione di un vaccino».

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Pulendran e la sua equipe hanno valutato l'andamento di tutti i tipi di cellule immunitarie influenzate dal vaccino: il loro numero, i loro livelli di attivazione, i geni che esprimono e le proteine ​​e i metaboliti che producono e secernono dopo la somministrazione. Il team ha selezionato 56 volontari sani e ha prelevato campioni di sangue in diversi momenti, prima e dopo la prima e la seconda dose di vaccino Pfizer. Rilevando che la prima dose aumenta i livelli di anticorpi specifici per SARS-CoV-2, come previsto, ma non tanto quanto la seconda. «La seconda dose ha potenti effetti benefici che superano di gran lunga quelli della prima - ha rilevato Pulendran - stimola un aumento multiplo dei livelli di anticorpi e una straordinaria risposta delle cellule T, che era assente dopo la prima dose. E migliora notevolmente la risposta immunitaria innata. Il vaccino, in particolare la seconda dose, ha causato la massiccia mobilitazione di un gruppo appena scoperto di cellule di primo intervento che normalmente sono scarse e quiescenti».

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Si tratta di cellule identificate per la prima volta in un recente studio sui vaccini: un piccolo sottoinsieme di cellule, chiamate monociti, che esprimono alti livelli di geni antivirali Questo speciale gruppo di monociti, che fanno parte del gruppo innato di cellule, rappresenta prima della vaccinazione solo lo 0,01% di tutte le cellule del sangue circolanti.

 

Ma dopo il secondo vaccino Pfizer, il loro numero cresce di 100 volte fino a rappresentare l'1% di tutte le cellule del sangue. Inoltre sembrano in grado di fornire un'ampia protezione contro diverse infezioni virali. «Lo straordinario aumento della frequenza di queste cellule, appena un giorno dopo l'immunizzazione di richiamo, è sorprendente - ha detto Pulendran – è possibile che queste cellule siano in grado di organizzare un'azione di contenimento non solo contro SARS-CoV-2 ma anche contro altri virus».

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