Variante Delta, chi si contagia in Italia. Iss: a rischio nei 14 giorni dopo il vaccino

Variante Delta, chi si infetta di più? Nei 14 giorni dopo il vaccino si è ancora a rischio. Il report dell'Iss
Variante Delta, chi si infetta di più? Nei 14 giorni dopo il vaccino si è ancora a rischio. Il report dell'Iss
Domenica 11 Luglio 2021, 20:03 - Ultimo agg. 13 Luglio, 09:41
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Variante Delta, ecco chi si contagia di più in Italia. Non vaccinati, chi ha ricevuto una sola dose (Astrazeneca, Moderna e Pfizer) e tutti quelli che si sono iniettati il vaccino Johnson&Johnson da 14 giorni, ovvero il tempo necessario a sviluppare una risposta immunitaria completa. Sono questi i nuovi contagiati da Covid segnalati in Italia, dove ormai la variante Delta si diffonde sempre di più. Nello specifico, nella fascia d'età degli over 80, negli ultimi 14 giorni, il 35% delle diagnosi di SARS-COV-2, il 59% delle ospedalizzazioni, il 78% dei ricoveri in terapia intensiva e il 70% dei decessi sono avvenuti proprio in persone che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino e che sono attualmente l'8% della popolazione in questa fascia d'età. Il 62,6% dei casi segnalati al sistema di sorveglianza nelle ultime due settimane ha una età compresa tra 20 e 59 anni. Il 13,5% dei casi ha un'età superiore a 60 anni e il 23,8% dei casi ha meno di 19 anni (età mediana 33 anni).

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Variante Delta, crescono i focolai

È un'Italia coperta da puntini quella che compare nella cartina pubblicata dall'Iss nel documento esteso di Monitoraggio settimanale (più completo rispetto a quello diffuso il venerdì), segnano i focolai, che ricoprono gran parte della penisola con diverse aree di concentrazione.

Sono ogni giorno di più le conferme che il Covid non solo non lascia il paese come sperato, ma anzi torna a crescere in modo deciso per effetto soprattutto della variante delta, in particolare colpendo le fasce giovani, i non vaccinati o quelli con una sola dose, ma le vittime continuano a diminuire. «L'ampia distribuzione dei nuovi casi sul territorio nazionale indica una ridotta ma persistente circolazione diffusa del virus nel nostro paese», riferisce il documento pubblicato sul sito Epicentro dell' Iss e aggiornato al 7 luglio.

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Tasso di positività all'1%

Sembra stabilizzata la tendenza alla crescita della curva che disegna l'andamento delle infezioni in Italia. Ormai il tasso di positività si avvicina a 1, esattamente 0,97%, in decisa crescita rispetto a sabato quando registrava 0,67% e sono 1.391 i positivi al test individuati nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 1.400, leggermente di meno, ma il numero dei tamponi è nettamente più basso: 143.332 contro i 208.419 di sabato. Sono invece 7 le vittime in un giorno, mentre ieri erano state 12, e nelle terapie intensive si contano 161 pazienti, come il giorno prima. In Italia, spiega il coordinatore della Commissione tecnico scientifico, Franco Locatelli, il fenomeno è, al momento, molto più contenuto rispetto a molti altri paesi in Europa.

 

 

Locatelli: «Non è il caso di creare allarmismi. Decessi e terapie intensive diminuiti grazie a vaccini»

«Questo incremento nei contagi è dovuto in larga parte alla progressiva dominanza della variante Delta che per la sua contagiosità, stimata essere di circa il 60% superiore a quella della variante Alfa, è passata rapidamente da pochi punti percentuali a valori del 50-60% in alcune regioni». E comunque, aggiunge, «non è il caso di creare allarmismi, in quanto i dati su decessi e ricoveri in terapia intensiva sono molto più confortanti grazie alle vaccinazioni. E quest'ultima osservazione deve essere un ulteriore incentivo per completare in fretta il percorso dell'immunizzazione nelle fasce d'età oltre i 60 anni». Resta quindi prioritaria la corsa ad immunizzare ed è sulla stessa linea anche Sergio Abrignani, presidente dell'istituto nazionale di genetica molecolare di Milano e componente del Cts, secondo il quale «tra i vaccinati circa un terzo si infetta lo stesso, ma quasi sempre la malattia è asintomatica, paucisintomatica o lieve e la protezione contro le forme gravi è del 94%: per questo è essenziale che si vaccinino tutti, con urgenza per gli ultrasessantenni».

 

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