Pandemia: vaccini e farmaci, l'Italia dovrà diventare autonoma
Se c'è una cosa che questa pandemia ci ha insegnato
è senza dubbio che scienza e medicina devono essere il
più possibile vicine alla gente. E quindi, oltre alla
riforma della medicina territoriale, quello che mi aspetto dal
prossimo anno e che ritengo rappresenterebbe una svolta vera per il
Paese, è la rinascita della nostra capacità di
mettere a frutto la ricerca scientifica. Un settore in cui non
possiamo invidiare niente a nessuno, in tutto il resto del
mondo.
In particolare, dopo che abbiamo affrontato un altro anno terribile
come quello che ci apprestiamo a lasciarci alle spalle, dobbiamo
avere la forza di puntare nuovamente sul settore farmaceutico.
Questa pandemia finirà, è questione di tempo. Ma allo
stesso modo prima o poi arriverà un altro virus. Anche se
non saremo soli, noi dobbiamo essere in grado di affrontarlo con le
nostre forze.
L'Italia in termini di competenze e potenzialità non ha
nulla di meno dei grandi colossi farmaceutici. Anzi, spesso abbiamo
fornito loro expertise e manodopera in questi mesi.
Sviluppiamo i loro farmaci da sempre. Produciamo i loro vaccini
in conto terzi tempo. Ora però, è arrivato il momento
di metterci in proprio. Già nella primavera dello scorso
anno il governo ha annunciato la nascita di un polo-pubblico
privato che sarà capace di renderci autonomi in tal
senso.
Non è un progetto che si realizza in pochi giorni
perché avviare la produzione di un vaccino richiede molte
fasi e tanta programmazione. Probabilmente non basterà il
2022, ma quello che sta per iniziare è l'anno in cui
ogni passo avanti può essere determinante per evitare che
nel confrontarci con la prossima emergenza ci ritroveremo di nuovo
costretti a chiedere aiuto ad altri Paesi. Non avrebbe senso e non
possiamo permettercelo.
Oggi ci sono i fondi, le competenze e le strutture. Bisogna
lavorare per metterle in rete, investendo sulle persone giuste per
farlo. Ecco, se mi doveste chiedere cosa avrei voluto trovare sotto
l'albero in un questo momento difficile, è proprio
questo.
di Massimo Ciccozzi
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