Camilla Canepa, dubbi degli inquirenti: «Dimessa con piastrine basse e senza terapia». Il giallo della Tac

Camilla Canepa e il giallo della Tac senza contrasto: l'Aifa suggeriva un'altra procedura
Camilla Canepa e il giallo della Tac senza contrasto: l'Aifa suggeriva un'altra procedura
Giovedì 17 Giugno 2021, 12:55 - Ultimo agg. 19 Febbraio, 16:50
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La morte di Camilla Canepa diventa un giallo. I pm stanno indagando sul perché la studentessa di 18 anni ha perso la vita dopo il vaccino all'Open Day Astrazeneca di Genova dello scorso 25 maggio. Camilla, morta 9 giorni dopo avere ricevuto il vaccino, fu dimessa dall'ospedale di Lavagna il 4 giugno con ancora le piastrine basse e solo dopo una notte di osservazione. Un particolare che fa pensare agli investigatori dei Nas, coordinati dai pm Francesca Rombolà e Stefano Puppo insieme all'aggiunto Francesco Pinto, che i medici non le somministrarono alcuna terapia come invece previsto dai protocolli. Dalle linee guida Aifa pubblicate il 26 maggio, emerge che in caso di piastrinopenia dopo il vaccino i pazienti debbano essere trattati con immunoglobine e steroidi.

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In questi giorni il medico legale Luca Tajana e l'ematologo Franco Piovella stanno verificando dalla documentazione medica acquisita se siano state rispettate tutte le linee guida pubblicate da Aifa ed Ema.

La settimana prossima, in base a quanto emergerà, i pm decideranno se e quali medici sentire come persone informate dei fatti. La giovane si era presentata all'ospedale di Lavagna il 3 giugno con un fortissimo mal di testa e fotosensibilità. I medici le avevano fatto una tac senza liquido di contrasto, risultata negativa, e l'avevano tenuta in osservazione. Le avevano trovato le piastrine basse e le avevano chiesto se in famiglia qualcuno avesse avuto problemi di piastrine in passato. Da quanto emerso sarebbe stato indicato uno zio della giovane con quei problemi.

Il 5 giugno la studentessa era tornata in ospedale ma il quadro clinico era ormai gravissimo. Era stata sottoposta a due interventi all'ospedale San Martino ma era morta dopo tre giorni. Nei giorni scorsi erano invece filtrati i temi della tac fatta senza mezzo di contrasto, delle dimissioni il giorno dopo senza ulteriori accertamenti, e del mancato trasferimento all'ospedale San Martino di Genova, come aspetti su cui si stavano concentrando i pm nell'indagine sulla morte della giovanissima. Martedì l'autopsia sul corpo della ragazza ha confermato il decesso per emorragia cerebrale. Il medico legale Tajana e l'ematologo Piovella hanno chiesto 90 giorni per completare gli accertamenti anche istologici. Ieri poi in una Sestri Levante ancora sotto choc e ferma per lutto cittadino, si sono celebrati i funerali di Camilla.

La tac senza contrasto

I dubbi non riguardano solo la patologia di cui soffriva la giovane, la piastrinopenia, e se i medici che hanno dato l'ok all'iniezione ne erano a conoscenza o meno. Ma si sta indagando anche sulla Tac a cui è stata sottoposta dopo la trombosi. Che è stata effettuata senza liquido di contrasto. 

Differenze tra Tac con e senza mezzo di contrasto

La TAC con contrasto è in grado di individuare particolari che quella convenzionale non permette di trovare. È necessaria però una preparazione diversa. Inoltre si ha bisogno anche un passaggio aggiuntivo: ovvero la somministrazione nel paziente del mezzo di contrasto. Camilla Canepa fu sottoposta a una Tac senza l’impiego di liquido di contrasto. Che però sembrerebbe andar contro alle indicazioni diffuse dall’Aifa per chi ha una trombosi dopo il vaccino.

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Cosa dice l'Aifa

Il documento chiave è quello emesso dall'Agenzia italiana del farmaco il 26 maggio scorso. Si tratta di un testo di 11 pagine che riguarda «complicanze tromboemboliche post-vaccinazione anti Covid 19 con Vaxzevria-AstraZeneca». Il passaggio fondamentale dice: «Nel sospetto di trombosi dei seni venosi cerebrali l’esame di prima scelta è oggi l’angio-Tac, indicando al medico neuroradiologo il medesimo sospetto clinico così da poter studiare correttamente, con il mezzo di contrasto, i distretti venosi». Ma non sembrerebbe che i medici dell'ospedale di Lavagna, dove era stata ricoverata la 18enne, abbiano seguito queste indicazioni.

 
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