Covid, gli organi di pazienti positivi deceduti salvano due vite: trapianti record a Palermo e Torino

Covid, gli organi di pazienti positivi deceduti salvano due vite: trapianti record a Palermo e Torino
Covid, gli organi di pazienti positivi deceduti salvano due vite: trapianti record a Palermo e Torino
Giovedì 18 Marzo 2021, 11:01
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Da un dramma alla speranza. Per la prima volta al Policlinico di Bari sono stati donati gli organi di due pazienti positivi al Covid che purtroppo non ce l'hanno fatta a sconfiggere la malattia. Grazie alla generosità delle famiglie di un uomo e di una donna deceduti dopo aver contratto il coronavirus, sono state salvate due vite a Torino e a Palermo. I due pazienti positivi, ricoverati nei due reparti di Rianimazione del Policlinico, diretti dal professor Nicola Brienza e dal professor Salvatore Grasso, hanno potuto donare il fegato: uno è stato trapiantato a Torino, l'altro a Palermo. Entrambi gli interventi sono riusciti con successo.

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Il protocollo prevede che in caso di positività al Covid possano essere donati solo gli organi salvavita, quali cuore e fegato, e che a ricevere il trapianto possano essere o pazienti in urgenza Covid positivi o pazienti presenti in lista d'attesa per il trapianto e che sono guariti dal Covid sviluppando gli anticorpi. «Un grande ringraziamento va alle famiglie dei due donatori che pur nel dolore hanno trovato la forza di compiere uno straordinario gesto di solidarietà: in un caso i familiari erano tutti stati colpiti dal Covid e hanno voluto esprimere comunque il consenso alla donazione nonostante la malattia che aveva toccato anche loro; nell'altro caso è stata la moglie del paziente con i suoi figli adolescenti a volere che una parte del marito continuasse a vivere», spiega il dottor Vincenzo Malcangi, coordinatore Donazioni e Trapianti del Policlinico di Bari. «E' uno straordinario messaggio di speranza nel giorno in cui si commemorano le vittime del Covid: è il miglior modo per rendere omaggio a chi non c'è più», commenta il direttore generale del Policlinico di Bari, Giovanni Migliore. 

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