Medicina, le italiane diventano mamme a 32 anni: negli anni Sessanta primo figlio a 23

Medicina, le italiane diventano mamme a 32 anni: negli anni Sessanta primo figlio a 23
Medicina, le italiane diventano mamme a 32 anni: negli anni Sessanta primo figlio a 23
Mercoledì 15 Settembre 2021, 15:21 - Ultimo agg. 16 Settembre, 11:42
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Nel 1965 in media le donne italiane arrivavano al primo parto a 23 anni. Nel 2015 l'età media è passata invece a 32,3 anni. È quanto ha spiegato Filippo Ubaldi, presidente della Sifes-Mr, la Società italiana di fertilità e sterilità- Medicina della riproduzione, nel corso dell'incontro «Qui, per la salute di ogni donna», organizzato dall'azienda farmaceutica Organon a Roma. «Nel 2017 oltre il 70% delle donne che si sono sottoposte a un trattamento di fecondazione assistita era over 35 - aggiunge - Le chance di ottenere, anche in vitro, embrioni evolutivi si riducono significativamente soprattutto dopo i 40 anni e le chance che gli embrioni ottenuti siano cromosomicamente normali si riducono già dopo i 35 anni». Per Ubaldi, «in Europa, in 15 anni, dal 1997 al 2011» sono stati effettuati circa «6 milioni di cicli» di procreazione medicalmente assistita che hanno fatto nascere «circa 1 milione di bambini».

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Secondo la relazione al Parlamento dello stato di attuazione della legge 40/2004 del Ministero della Salute si è notato «un aumento, nel 2018» dei bambini nati da queste tecniche: 14.139 nati vivi (12.137 senza donazione di gameti e 2.002 con donazione di gameti) contro i 13.973 del 2017, pari al 3,2% del totale piccoli venuti al mondo in quell'anno, 439.747 in tutto. «Il documento ha evidenziato una lieve diminuzione delle coppie trattate (da 78.366 a 77.509), una stabilità nel numero dei cicli effettuati (da 97.888 a 97.509) e un aumento dei bambini nati vivi (da 13.973 a 14.139) - prosegue Ubaldi - E sempre la relazione rende noto che anche nel 2018 più del 50% dei cicli iniziati con tecniche 'a frescò di II-III livello sono stati effettuati in Regioni del Nord Italia, e in particolare nei centri della Lombardia in cui viene svolto il 29,6% di tutta l'attività nazionale (era il 29,2% nel 2017); la seconda Regione per mole di attività è la Toscana in cui sono stati effettuati il 12,2% di tutti i cicli a fresco (era il 12% nel 2017). La relazione 2020, che si riferisce all'anno 2018, ci restituisce ufficialmente un quadro della situazione in cui ancora oggi i pazienti del Sud Italia sono costretti a emigrare, se non all'estero, come ancora molto spesso avviene, perlomeno al Centro-Nord, dove le strutture pubbliche eseguono la larga percentuale dell'attività nazionale.

Una volta eliminati i »paletti« della legge 40, come avvenuto in questi ultimi anni, il problema attuale è dunque l'applicazione uniforme delle tecniche di Procreazione medicalmente assistita». 

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