Ecoansia ed ecoanger, cause e sintomi

Parla il dottor Francesco Lauretta dell’istituto Ipsico di Firenze

Parla il dottor Francesco Lauretta dell’istituto Ipsico di Firenze
Parla il dottor Francesco Lauretta dell’istituto Ipsico di Firenze
di Giorgia Verna
Lunedì 19 Dicembre 2022, 12:00 - Ultimo agg. 20:45
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«L’ecoansia è stata definita dalla letteratura scientifica come una sensazione generalizzata che le basi ecologiche dell’esistenza stiano per crollare». Il dottor Francesco Lauretta, dell’istituto Ipsico di Firenze, analizza per il Mattino questa «paura cronica del destino ambientale» che sta affliggendo sempre più giovani e adulti come risposta psicologica al cambiamento climatico.

Una condizione che è iniziata ad emergere a metà dello scorso decennio. Nel 2011, il filosofo Glenn Albrecht fu il primo a coniare il termine, da cui iniziarono a emergere diversi studi e le prime definizioni. Da allora sono stati effettuati sondaggi e ricerche sulla popolazione, soprattutto nei paesi del nord e in Australia, ma la letteratura scientifica è ancora molto indietro. «Non è ancora definita nè rientra in un disturbo specifico e diagnosticato. Si manifesta con una sensazione costante di minaccia relativa ad un collasso dell’ambiente legata sia a eventi climatici avversi sia ad altre forme di sfruttamento dell’ambiente, come la deforestazione e l’utilizzo di centrali a carbone o a petrolio».

I sintomi dell’ecoansia

«I sintomi che si possono riscontrare vanno da un’ansia generalizzata riguardo a queste tematiche con un costante rimuginio, fino ad arrivare a delle vere e proprie ossessioni, come se si vivesse un contro alla rovescia».

Il dottor Lauretta ha avuto in cura ragazzi affetti da eco ansia. Per quanto questa condizione, però colpisca maggiormente i giovani, è presente anche in individui adulti. La principale differenza è che mentre i ragazzi percepiscono ansia e depressione per una fine imminente, gli adulti più spesso mostrano forte sensi di colpa e la vergogna per aver contribuito alle conseguenze negative sull’ambiente e a questo punto di non ritorno.

«I sintomi possono essere più estremi come veri e propri attacchi di panico. Dipende molto dal soggetto, dal fattore di rischio, dalla sua età e da quanto si senta coinvolto nel poter dare il proprio contributo per poter fermare questo conto alla rovescia. Si è arrivati a definirla come una sindrome da stress pre-traumatico. Si è visto che ci sono alcune persone che sviluppano queste sintomatologie che rispecchiano il PTSD (sindrome da stress post traumatico) come il flashback, ma per loro è un flash forward, incubi, dissociazioni indotte dalla paura di arrivare all’evento catastrofico in sé».

Un disturbo sempre più presente nelle vite dei giovani e non solo. Secondo un sondaggio dell'American Psychological Association, più di due terzi degli americani provano ansia per il clima. Uno studio pubblicato da The Lancet ha rilevato che l'84% dei bambini e dei giovani adulti di età compresa tra 16 e 25 anni è almeno moderatamente preoccupato per il cambiamento climatico e il 59% è molto o estremamente preoccupato.

I dati rivelano come effettivamente siano i bambini e i giovani adulti a subire le maggiori conseguenze dei cambiamenti climatici. Secondo un rapporto dell’Unicef del 2021 circa un miliardo di bambini sarà a “rischio estremamente elevato” a causa del cambiamento climatico. Non a caso, dunque, sono proprio i bambini e i giovani adulti ad essere particolarmente vulnerabili agli effetti dello stress cronico. L'ansia climatica può influire sul loro rischio di sviluppare depressione e disturbi da uso di sostanze. «Per alcune persone diventa quasi un impedimento a sviluppare progetti a lungo termine, come mettere al mondo figli o cercare case in determinate zone. Il pensiero è “che senso ha se tutto sta per finire?”».

Che cos’è l’ecoanger

«L’ecoanger è un’emotività che si accompagna molto spesso all’ecoansia. La letteratura si sta muovendo molto anche in questa direzione e ha scoperto che esiste non solo l’ecoansia, ma anche l’ecorabbia e l’ecodepressione».

L’ecoanger è un sentimento di rabbia e frustrazione verso il mondo, accompagnata da un forte senso di rivalsa e di azione. Un esempio calzante di questa sensazione è Greta Thunberg, arrabbiata contro i potenti per aver causato la rovina del pianeta.

«La rabbia all’interno di questa visione è vista come una disposizione orientata più all’approccio, ad aderire ad azioni collettive: è una spinta molto forte all’azione. L’ansia e la depressione, invece, portano quasi sempre a una deattivazione, ovvero a stare fermi, ad evitare il problema».

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Gli esempi recenti di protesta degli ambientalisti di “Just Stop Oil”, con attacchi dimostrativi alle opere d’arte, è un secondo chiaro esempio di Ecoanger: la reazione rabbiosa di chi percepisce l’ingiustizia di aver perso bellezze naturali inestimabili e decide di agire in maniera provocatoria, ma non violenta.

«Tutti questi attacchi ai monumenti mi hanno molto colpito. C’è chi si è indignato per aver rischiato di rovinare un patrimonio mondiale. Eppure queste persone hanno la stessa chiave di lettura: veder distrutto un patrimonio ambientale, acque cristalline, boschi meravigliosi deforestati per loro è impensabile. Per quanto sia difficile vivere senza una Gioconda o un Van Gogh, è difficile vivere senza un ambiente salubre. La loro è una diversa modalità di farsi sentire».

Ecoansia, reazione ai disastri climatici

La regione Campania è costantemente soggetta agli impatti dei cambiamenti climatici. Una ripetuta allerta meteo ha scosso i cittadini negli ultimi mesi, per non parlare della terribile frana di Casamicciola, che per la sua tragicità è stata al centro dell’attenzione nazionale per intere settimane.

«Tra gli ulteriori fattori di rischio di tale disturbo vi è anche il sensazionalismo delle notizie legate al cambiamento climatico e soprattutto il fatto di aver vissuto direttamente o indirettamente un disastro ambientale. Tale situazione può determinare una sensazione di minaccia costante, in cui coesiste non solo la sindrome post-traumatica ma anche quella pre-traumatica, causando una sensazione di costante instabilità che peggiora e rovina la qualità della vita».

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