«Con il passare degli anni, il numero di ovociti nelle ovaie declina per un processo naturale, detto atresia. Le giovani donne devono sapere che la finestra fertile femminile è limitata e che la qualità degli ovociti si riduce al crescere dell'età particolarmente dopo i 35 anni, quando concepire un bambino diventa progressivamente sempre più difficile. Infatti, la fertilità della donna risulta massima a un età tra i 20 e i 30 anni poi decresce, in modo repentino dopo i 35 anni, fino ad essere prossima allo zero già diversi anni prima della menopausa. L'ingresso nella fase di subfertilità o infertilità avviene per molte donne intorno a 40 anni, ma può essere anche molto più precoce. Ecco perchè diventare madre a 62 anni senza aver fatto ricorso alla tecnica di ovodonazione è scientificamente impossibile e si alimentano solo false speranze con ricadute psicologiche devastanti» sentenzia Rocco Falotico, direttore del Centro medico Almus, specializzato in patologia della riproduzione umana.
Falotico, dunque, è uno dei ginecologi campani che hanno sostenuto, senza mezzi termini, che la storia della puerpera 62enne è una colossale bugia. Ovvero che non è possibile che quella gravidanza si avvenuta in modo naturale. E precisa: «Ma quali strategie si possono mettere in atto per aiutare a preservare la fertilità della coppia e delle donne? Innanzitutto un tessuto sociale che consenta ed aiuti le coppie ad avere figli a più giovane età (aumento del tasso di occupazione giovanile, maggiori strutture di supporto alla maternità), nonchè la prevenzione e cura delle cause di sterilità con la consulenza di specialisti del campo. E lo sviluppo del Social Freezing».
Il Social Freezing, per chi non lo sa, è il congelamento e conservazione degli ovociti per motivi sociali. «Si basa sull'esperienza ottenuta con la Procreazione Medicalmente Assistita nel campo della crioconservazione ovocitaria e sulle esperienze di conservazione a lungo termine degli ovociti in pazienti la cui fertilità futura era compromessa da tumori e chemioterapia, è possibile crioconservare gli ovociti in giovane età (quando il patrimonio ovocitario è ancora integro in termini quantitativi e qualitativi) in modo da permettersi di posticipare la maternità superando futuri problemi di fertilità legati al progredire dell'età» dice Falotico.
Il social freezing probabilmente è la risposta più immediata e praticabile in relazione allo spostamento in avanti dell'età per la ricerca di un bambino.