Morto Massimo Campieri, luminare della gastroenterologia

Morto Massimo Campieri, luminare della gastroenterologia
Morto Massimo Campieri, luminare della gastroenterologia
Venerdì 23 Luglio 2021, 16:53 - Ultimo agg. 24 Luglio, 10:18
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Lutto nel mondo della medicina. È morto Massimo Campieri, luminare della gastroenterologia, fondatore del Centro di Studio e Cura per le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali. Il medico aveva 72 anni ed è scomparso a Bologna dopo una lunga malattia. L'annuncio della scomparsa è stato dato oggi dall'Università di Bologna, dove ha svolto tutta la sua carriera di «docente di medicina, scienziato, accademico e medico appassionato». Laureato in medicina e chirurgia nel 1973 all'Università di Bologna con la tesi su «Effetti dei mediatori adrenergici sulla secrezione gastrica».

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Campieri non ha mai abbandonato l'interesse per la ricerca di base e clinica applicata in ambito internistico e gastroenterologico tanto che, nel 1977, ha concluso la formazione specialistica in gastroenterologia e, dopo aver vinto una borsa di studio del British Council, ha ampliato la sua esperienza nella Scuola Medica di Oxford.

A Oxford, nel Radcliffe Infirmary, tempio della ricerca applicata, ha incontrato Sidney Truelove, uno dei massimo esperti mondiali sulle malattie infiammatorie croniche intestinali con cui è nata un'amicizia oltre che una collaborazione scientifica che hanno portato alla formulazione di terapie basilari nella cura di queste patologie. 

Rientrato in Italia, Campieri ha continuato la sua attività di ricerca e didattica in seno all'Università di Bologna e clinica nel Policlinico di Sant'Orsola, nella Clinica Medica diretta dal professore Labò prima e dal professore Barbara poi. Qui ha fondato il Centro di Studio e Cura per le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali guidato da due intuizioni: l'applicazione clinica delle ricerche di base e la gestione multidisciplinare di queste patologiche. Ha iniziato inoltre una collaborazione fondamentale con il gruppo chirurgico guidato dal professore Gozzetti prima e dal professore Poggioli poi, fondamenta che sono ancora oggi alla base del centro che porta il suo nome.

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Il Centro, negli anni, ha varcato i confini regionali diventando un punto di riferimento nazionale. Fortificato dalla stretta interazione medico-chirurgica, rappresenta la realizzazione di una struttura unica in Italia. Docente appassionato, Campieri - sottolinea l'Alma Mater in un comunicato - ha sempre spronato i suoi allievi a una visione olistica della medicina, senza fermarsi alla cura del sintomo ma della persona malata. Le lezioni frontali venivano sempre concluse con la prova sul campo, nella clinica pratica, dove l'uomo ed il tecnico si fondevano per diventare il medico, dedito all'ascolto ed alla comprensione della malattia e della persona malata. Uomo dai mille interessi, Campieri aveva però alcuni pilastri fondamentali: la famiglia e la sua equipe. «La lunga malattia non aveva fiaccato né il suo impegno clinico ed accademico né le sue passioni. Arguto lettore di Dante e della sua Divina Commedia, aveva trovato in essa nuovi spunti interpretativi del lavoro del medico e del ricercatore», conclude il comunicato dell'Università di Bologna. 

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