Pressione, pasticca all'ora esatta. I medici: «La somministrazione solo al momento giusto»

Pressione, pasticca all'ora esatta. I medici: «La somministrazione solo al momento giusto»
di Antonio G. Rebuzzi
Mercoledì 27 Gennaio 2021, 11:56 - Ultimo agg. 17 Febbraio, 15:41
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Non basta prendere una pasticca. Oggi sappiamo che la terapia riesce ad essere più efficace se quella pasticca viene presa ad un’ora precisa. Ogni sostanza, come ormai ci insegna la cronofarmacologia (la scienza che studia la resa dei farmaci anche in base all’ora di somministrazione) ha il suo momento. Il momento in cui l’organismo reagisce al meglio. Uno degli ultimi studi si è concentrato sulla terapia dell’ipertensione. Una delle patologie che, in Italia per esempio, colpisce il trenta per cento della popolazione. Dunque, quando è meglio prendere la terapia per tenere sotto controllo la pressione? Esistono importanti differenze nella risposta ai farmaci se questi si assumono in ore diverse della giornata? Pare proprio di sì.

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Lo rivela uno studio, l’HygiaChronotherapy Trial pubblicato recentemente sull’European Heart Journal da un gruppo di ricercatori dell’Università di Vigo (Spagna) guidati da Ramon C.

Hermida. Gli autori hanno seguito circa 20.000 pazienti ipertesi ed in terapia antipertensiva con i farmaci più comunemente usati in questa patologia (sartani, ace-inibitori o calcio antagonisti) sia presi da soli che in combinazione tra loro.

All’inclusione nello studio, e successivamente almeno una volta all’anno per un periodo medio di oltre sei anni, a tutti i pazienti è stata effettuata una visita medica e dei prelievi ematici per valutare la funzionalità renale, i livelli della glicemia e del colesterolo. A tutti è stato inoltre annualmente effettuato un monitoraggio continuo (Holter) della pressione arteriosa per 48 ore. A differenza di altri studi sull’ipertensione però, nell’Hygia Trial a metà dei pazienti era chiesto di prendere la terapia appena svegli la mattina, all’altra metà era consigliato di assumerla prima di andare a letto la sera. I risultati sono stati sicuramente sorprendenti: i pazienti che prendevano la terapia prima di coricarsi hanno registrato un numero di accidenti cardiovascolari decisamente inferiore a quello di chi prendeva i farmaci la mattina.

A sei anni di distanza si è avuta, infatti, nei primi una riduzione del 45% nella totalità degli eventi (cioè mortalità, infarto miocardico, rivascolarizzazione coronarica, scompenso cardiaco e ictus)rispetto a quelli individuati in chi prendeva le medicine la mattina. Valutando le singole patologie, si è registrata una riduzione del 66% per la mortalità, del 44% per l’infarto, del 42% per lo scompenso cardiaco e del 49% per l’ictus. Il tutto indipendentemente dal sesso dei pazienti, dalle abitudini di vita o dai farmaci prescritti. La terapia notturna ha inoltre fatto registrare, nei pazienti che la seguivano, una migliore funzionalità renale, più bassi valori di colesterolo “cattivo” (Ldl) e più alti livelli di colesterolo “buono” (Hdl). Solo lo 0.3% dei partecipanti ha avuto un abbassamento importante della pressione durante la notte.

L’importanza di una ottimale terapia dell’ipertensione deriva dall’enorme impatto di questa patologia in particolare nei paesi Occidental. I dati della Società italiana dell’ipertensione arteriosa ci dicono che nel nostro Paese sono ipertesi il 33% degli uomini ed il 31% delledonne e tra le cause di morte il 40% è dovuto all’ipertensione o alle sue complicanze. Secondo uno studio di Kennet T. Mills della Tulane Universitysu popolazioni di 90 nazioni e pubblicato sulla rivista Circulation, nel mondo solo il 46.5% degli adulti ipertesi è consapevole della sua patologia. Il 36.9% di questi pazienti prende antipertensivi e soltanto una minoranza di quelli trattati ha un ottimale controllo dei valori pressori durante l’intera giornata.

I valori di pressione sono soggetti ad oscillazioni durante le ore del giorno. Più alti a prima mattina più bassi nelle ore serali, in particolare durante la notte. Il tutto in relazione a fisiologiche variazioni, durante il giorno, di una serie di ormoni che regolano la pressione stessa ( il ritmo circadiano). Appare ovvio che anche la terapia antipertensiva, per essere il più efficace possibile, deve essere modulata sulle variazioni circadiane degli ormoni e quindi della pressione.

Vi sono alcuni problemi che si dovranno considerare in studi futuri sull’argomento. Il primo è che spesso i pazienti hanno più di una patologia; come vanno integrate le terapie per le altre malattie con gli anti ipertensivi? Ed inoltre: essendo i diuretici una delle terapie maggiormente in uso per l’ipertensione, possono i pazienti prenderli la sera senza poi passare tutta la notte in bagno?

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