Guerra alla psoriasi: arriva la «Psohome»

Guerra alla psoriasi: arriva la «Psohome»
di Maria Elefante
Lunedì 6 Luglio 2020, 21:00
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La normalità dopo il lockdown significa lavorare in ufficio, uscire, riprendere le proprie abitudini ma, soprattutto ricominciare a fare prevenzione e visite mediche. In un momento in cui le persone hanno ancora timore di entrare in un ospedale per via dei contagi, la Clinica Dermatologica dell'Università di Napoli Federico II, diretta dalla professoressa Gabriella Fabbrocini, porta in piazza le professionalità ospedaliere e cura i pazienti «a casa». Niente attese, burocrazia snella, restando ancorata al centro di eccellenza dermatologico partenopeo la professoressa dà il via alla tre giorni di visite gratuite in piazza interamente dedicate a riconoscimento e cura della psoriasi. Si parte il 10 luglio: dalle 9 alle 12 l'ambulatorio mobile (una struttura supermoderna e ad alta tecnologia, di 100 metri quadrati, divisa in 4 locali, che consente di rispettare la dovuta distanza e tutte le norme previste per evitare contagi) si troverà in Piazza del Gesù, l'11 e il 12 luglio dalle ore 10 alle 13 e dalle 17 alle 20 nei pressi di via Caracciolo altezza piazza della Repubblica. «Il periodo di lockdown ha bloccato visite e consulenze e ha rischiato di far sentire il paziente da solo dice la professoressa Fabbrocini - l'iniziativa Psohome' vuole essere un segnale importante per la popolazione napoletana che potrà usufruire di visite e consulenze completamente gratuite sul tema psoriasi.

L'iniziativa, che si svolgerà col prezioso contributo non condizionante dell'azienda farmaceutica Lilly, offrirà ai cittadini che soffrono o che temono di soffrire di psoriasi un primo prezioso inquadramento specialistico gratuito, consigli e indicazioni utili». La psoriasi è una malattia che seppure cutanea può inficiare fortemente la qualità della vita di chi ne soffre rischiando di causare limitazioni alla vita sociale, affettiva e lavorativa. Ad accogliere i pazienti ci sarà tutto il team della Dermatologia della Federico II di Napoli: la professoressa Gabriella Fabbrocini, la professoressa Anna Balato, il dottor Matteo Megna, le dottoresse Lucia Gallo, Sara Cacciapuoti, Maria Carmela Annunziata, il dottor Orlando Zagaria, il dottor Claudio Marasca, la dottoressa Gaia de Fata Salvatores e il dottor Davide Fattore. Sono previste più di 500 visite suddivise tra le varie date e sarà garantita la massima sicurezza in tema coronavirus: basterà recarsi in piazza e dopo aver comunicato al personale la volontà di sottoporsi al controllo medico, si dovrà aspettare sul proprio telefonino un sms che comunicherà il via libera ad avvicinarsi all'ambulatorio mobile.

«La psoriasi - continua Fabbrocini - è una patologia infiammatoria cronica cutanea molto comune. Delle 59mila prestazioni erogate nel 2019 presso la nostra struttura, ben 12mila sono state per psoriasi e sintomi simili, di cui 2000 relative a una forma severa che richiede un corretto inquadramento diagnostico e una terapia adeguata. Non dobbiamo dimenticare che anche solo il segno di onicopatia psoriasica o localizzata al cuoio capelluto può nascondere una patologia ben più grave, quale l'artrite psoriasica: di qui l'importanza del team multidisciplinare e di una struttura di riferimento come la nostra che in stretto collegamento con i dermatologi territoriali e i medici di base può dare risposte moderne e alleviare i sintomi migliorando la qualità della vita di questi pazienti». Una risposta terapeutica, dice ancora la professoressa, che oggi ha a disposizione «anche farmaci biotecnologici che spegnendo l'interruttore di alcune intereuchine, quali ad esempio IL17, TNFalfa, IL23 e IL12-23, possono dare risposte differenziate a pazienti con profili citochinici diversi. Questi regimi terapeutici si affiancano ed entrano in gioco quando le terapie topiche a base di steroidi, vitamina D nonché i retinoidi e gli immunosoppressori sistemici falliscono».

Il risparmio della spesa sanitaria passa anche attraverso un corretto inquadramento diagnostico terapeutico, perché i pazienti in terapia con i farmaci biotecnologici nella maggior parte dei casi dimenticano cosa significa essere ammalati e ritornano a vivere, con riduzione dei costi legati alle consultazioni mediche frequenti, alla perdita dei giorni lavorativi e agli innumerevoli esami diagnostici.

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