Spiezia (Incurabili): «La tecnica "innovativa" di Chioggia? Vecchia di 10 anni»

Spiezia (Incurabili): «La tecnica "innovativa" di Chioggia? Vecchia di 10 anni»
Venerdì 18 Novembre 2016, 20:42 - Ultimo agg. 20:51
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«È scandalosa la notizia riferita ad un miracoloso trattamento con una tecnica "innovativa" che sorprendentemente scioglierebbe i tumori. Non si può restare in silenzio di fronte alla superficialità con la quale vengono pubblicate notizie false che possono lucrare sulle disgrazie di pazienti oncologici alimentando false speranze di miracolose guarigioni. Mi riferisco agli articoli pubblicati da molte testate giornalistiche e rimbalzati sui social, dal titolo “ago incandescente sciogli tumore: il primo intervento in solo 10 min”, riferiti a una equipe di Chioggia. Preciso che la termoablazione con microonde è una tecnica che ha una storia ed una applicazione più che decennale a Napoli come in tutti i centri qualificati in Italia e nel mondo. Pertanto nessuna innovazione. Anzi i colleghi della Chirurgia dell’Ospedale di Chioggia arrivano un pò tardi a “sperimentare” ciò che è prassi comune» dichiara il chirurgo Stefano Spieza, direttore della Chirurgia ecoguidata e delle Patologie del collo dell'ospedale Incurabili.


«Innanzitutto non esiste nessuna terapia che scioglie il tumore, è questo è una dato di fatto. Tanto meno si inserisce un ago incandescente che è invece un’antenna. Anche le massaie sanno che il forno a microonde fa riscaldare il cibo producendo calore dall’interno (per agitazione molecolare indotta dal passaggio della corrente elettromagnetica prodotta dall’antenna collegata al generatore) tanto è che i contenitori del cibo stesso non sono “incandescenti”. È un trattamento che si fa in regime di ricovero in day surgery. Assolutamente non vi è alcuna indicazione al trattamento ambulatoriale perché è una procedura che può essere gravata da complicanze molto serie e va eseguita sempre ed esclusivamente in sala operatoria o in sala di radiologia interventistica» spiega ancora Spiezia. E precisa: «Il paziente è sottoposto ad una anestesia locale associata ad una sedazione analgesia con l’intervento dell’anestesista, mentre sembrerebbe che a Chioggia questa tecnica sia totalmente indolore».

Il paziente viene dimesso dopo poche ore e deve eseguire una ecografia con contrasto anche subito dopo la procedura, o una tac o una risonanza con mezzo di contrasto per valutare l’efficacia del trattamento e la necessità di un eventuale ritocco spiega il chirurgo.
Er iprende:
«Inoltre vale la pena di ricordare che la termoablazione è una tecnica che si usa per il trattamento di numerose neoplasie maligne utilizzando sia il laser che la radiofrequenza, l’HIFU o le microonde, e che, a differenza delle prime tre, le microonde non hanno avuto alcuna validazione scientifica e indicazione per il trattamento dei noduli tiroidei, e men che mai per i tumori della tiroide come affermato nell’articolo sul quotidiano, i noduli tiroidei e le metastasi linfonodi invece rispondono molto bene ai trattamenti con Radiofrequenza e Laser come riportato anche nei nostri lavori scientifici e nella Consensus Italiana e Internazionale. Fondamentale è anche l'esperienza di chi interviene, per ridurre il pericolo di danneggiare tessuti e organi vicini: in Italia i Centri dove viene praticata l'oncologia interventistica sono ormai moltissimi, ma è essenziale rivolgersi a strutture che abbiano una casistica numerosa e in cui siano disponibili tutte le metodiche, per poter scegliere l'opzione terapeutica più adatta a ciascuno».

Infine Spiezia conclude: «Questa branca della medicina, essendo ad altissima componente tecnologica, richiede investimenti consistenti per aggiornare gli strumenti: ha senso perciò concentrare gli sforzi solo su alcuni centri di riferimento” questo è quanto è stato affermato nel Congresso di Cernobbio del professor Solbiati nel 2013. Pertanto, stiamo valutando la opportunità di un esposto sull’accaduto all’Ordine dei Medici e al Ministero della Salute, perché questi articoli, che non hanno nulla di scientifico, rischiano di destabilizzare il rapporto fiduciario medico-paziente quando poi si scopre l’infondatezza della notizia, ma soprattutto rischiano di recare danno alla professionalità dei ricercatori che, con sacrificio e pubblicando migliaia di dati su riviste qualificate, fanno in modo che le tecniche proposte diventino sempre più efficaci e proponibili su larga scala e solo dopo approfonditi studi clinici e trials randomizzati e controllati».

Anche dall'ospedale Monaldi di Napoli arrivano cotestazioni alla notizia giunta da Chioggia. Il professor Ragone dichiara: 
«Uso questa tecnica da circa quindici anni»
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