Ecco perché la pizza ha bocciato la narrazione dei gastrofighetti ed è rimasta pop

Parte della critica gastronomica avvitata alla cucina fine dining ha mostrato di non avere gli strumenti culturali per spiegare il fenomeno pizza e ha tentato di piegarlo a schemi precostituiti

Il record della pizza più lunga
Il record della pizza più lunga
di Luciano Pignataro
Giovedì 11 Maggio 2023, 10:01 - Ultimo agg. 10:02
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C'è stato un momento in cui parte della critica italiana, sorpresa dal successo dilagante della pizza napoletana in generale, ha tentato una chiave di lettura che rovesciava la narrazione di un cibo nato povero e diventato pop proprio grazie ad internet.

Relegata nelle guide come fenomeno etnico nelle guide specializzate, per molto tempo il fenomeno è stato sonoramente ignorato sino a che si è imposto sul web come argomento principale di discussione. In pochi anni c'è stato uno sviluppo incredibile sino a diventare una corrente che per la prima volta andava da Sud verso Nord e non viceversa come è accaduto per i ristoranti fine dining e lo stesso vino. 

Molti allora hanno deciso di leggere il fenomeno cercando di recidere le sue radici popolari e tentando un trapianto negli ambienti ovattati dei ristoranti stellati attorno ai quali si è progressivamente avviatta la maggior parte della critica gastronomica dimenticando di essere uno strumento al servizio dei clienti e dei lettori e non dei ristoratori.
Si p cominciato a dire che la vera pizza aveva bisogno del livito madre e non del lievito di birra, che il servizio andava fatto a spicchi.

Qualche pizzaiolo ad un certo punto si è sentito come uno chef pur non avendo mai fatto l'alberghiero e ha finito per credere a questa favola scegliendo come unici interlocutori i congressi gastronomici, in evidente fase di decadenza di fronte all'eplodere dei sociale, delle riunioni da remoto e in streaming, ha iniziato a parlare di «mia pizza» puntando tutto sul proprio brand personale. 

Ma il punto è che la pizza è troppo più forte di chi la prepara, è il cibo più cliccato su Google nel 2022, più del sushi, e deve la sua espansione pop proprio al cambiamento di stile di alimentazione oltre che alla sua accessibilità di fronte alla crisi economica scoppiata nel 2008 che ha messo in difficoltà il ceto medio.

Ossia il successo strutturale della pizza è dovuto proprio al fatto che non è diventata una cosa elitaria, ma al contrario, alla capacità di migliorare impasto e condimenti fino a diventare un lusso accessibile a tutti, più volte al mese o alla settimana in un ambiente informale dove magari puoi bere vino e birra e non c'è nessuno che interrompe continuamente la conversazione per presentare i piatti. 

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La velocità, la semplicità e l'economicità sono i tre fattori che hanno mantenuto la pizza un cibo pop, assolutamente impermeabile a narrazioni gastrofighette che in effetti si sono lentamente prosciugate come il fiumi durante la crisi idrica dello scorso anno.

La pizza è gioia, condivisione, allegria, casino, musica. La pizza è interclassista e intergenerazionale. Lo ha capito bene le Michelin che la segnala solo a Napoli. Questo è il motivo per cui ancora nessuno è riuscito  portarla in video: per parlare di pizza non ti devi fermare alle storie singole, magari costruite a tavolino, devi parlare del popolo.

Il popolo, questo sconosciuto ai critici gastrofighetti.

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