San Valentino, Fonzone Caccese propone il suo Irpinia Rosato Doc

I rosati sono sempre più amati da un pubblico sia femminile che maschile

L'etichetta Fonzone Caccese
L'etichetta Fonzone Caccese
Giovedì 2 Febbraio 2023, 12:36 - Ultimo agg. 14:43
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Se regalare rose è un must per San Valentino, brindare con un vino rosato nel giorno degli innamorati è la scelta perfetta per entrare nel mood. E non solo per le nuance di colore romantiche, delicate e sensuali del vino, ma soprattutto perché i rosati sono versatili, freschi, mettono d’accordo tutti e si sposano con qualsiasi ricetta, come l’Irpinia Rosato Doc di Fonzone. 

Prodotto con i migliori grappoli di Aglianico raccolti a mano sulle colline di Paternopoli  in anticipo rispetto alle uve destinate al Taurasi. Un vino color rosa tenue, con sfumature rosso corallo, che profuma di frutti a bacca rossa, con note leggermente agrumate e sentori di miele. Al palato è fresco e minerale, coinvolgente, mai invadente, e dal finale lungo e sapido dovuto al leggero tannino rilasciato dal vitigno. Ideale come aperitivo o per accompagnare una cena a lume di candela a base di pesce, verdure, carni bianche.

E se son rose...il calice sarà rosé!

Nel cuore dell'Irpinia...

Terra di grandissimi vini apprezzati in tutto il mondo, l'azienda Fonzone Caccese ha scelto di realizzare il suo sogno. Fondata nel 2005 da Lorenzo Fonzone Caccese, medico chirurgo, produce vini sartoriali che raccontano il territorio ricercando l'eccellenza, attraverso l'amore e il rispetto per il territorio, finalizzata ad una produzione di altissima qualità.  L’azienda, situata a Paternopoli, ha deciso di sposare un approccio sostenibile, sia in vigna che in cantina, per realizzare vini bianchi, rossi e rosati profumati, cremosi e longevi assecondando i ritmi di madre natura e preservando la biodiversità. Oggi, la nuova generazione della famiglia Fonzone Caccese, rappresentata dai figli e dalle rispettive mogli, ha raccolto il testimone dimostrando di proseguire quel cammino alla ricerca dell’eccellenza avviato dal fondatore.

«Siamo una grande famiglia unita da un sogno comune – dice la produttrice Silvia Campagnuolo Fonzone – quello di realizzare vini capaci di raccontare l’Irpinia e i suoi vitigni straordinari. Lorenzo Fonzone, oltre alla passione per il vino, ci ha trasmesso valori importanti come l’impegno, la precisione, l’ordine e il rispetto per la natura. Noi vogliamo fare tesoro di questi insegnamenti e seguire il solco che lui ha tracciato per poi trasmettere questa preziosa eredità ai nostri figli. Abbiamo scelto di fare vino e di farlo bene, con cura e amore».

Nei vigneti non vengono utilizzati diserbanti e il suolo viene trattato solo con concimi organici e sovesci, e la potatura mira al rispetto della pianta e ad un carico di produzione molto basso per migliorare la qualità delle uve. Per favorire il più possibile la biodiversità, lo spazio interfilare è gestito con la tecnica dell’inerbimento di piante spontanee. L’equilibrio tra leguminose, graminacee ed altre specie è regolato con gli sfalci, e nelle aree di bordura sono state piantate essenze erbacee per offrire l’habitat ideale agli insetti impollinatori. L’azienda, che otterrà la certificazione biologica, è accompagnata dall’enologo consulente di riconosciuta fama Luca D’Attoma, pioniere della viticoltura biologica e grande esperto di biodinamica.

«Un territorio così straordinario aveva bisogno di mani esperte per esaltarne le caratteristiche – afferma Silvia Campagnuolo Fonzone - ed è per questo che abbiamo scelto di affidarci alla competenza e al talento di un grande enologo come Luca D’Attoma. La sua filosofia è quella di esplorare, sperimentare e valorizzare vitigni e territori per creare, vini unici». Ad affiancarlo, seguendone le linee guida, l’enologo Francesco Moriano.

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Nella tenuta di 30 ettari si coltivano le varietà simbolo dell’Irpinia: Aglianico (circa 12 ettari), Fiano d’Avellino (2 ettari), Falanghina (3 ettari) e Greco di Tufo (1 ettaro e mezzo). La moderna cantina che domina i vigneti, copre una superficie complessiva di circa 2.000 mq ed è quasi del tutto ipogea, sia per mimetizzarsi nel paesaggio che per sfruttare fattori naturali consoni alla lavorazione delle uve e all’affinamento del vino. Il progetto architettonico, realizzato dello studio Sifola & Sposato Architetti, nasce, infatti, dal desiderio di creare un impianto produttivo intimamente legato al territorio, capace di integrarsi e di dialogare con la morfologia collinare circostante, rendendolo il meno invasivo possibile. Pavimenti rosso fuoco, elementi di vetro e acciaio rendono la sala che ospita le bottiglie uno spazio di grande impatto visivo, teatro di degustazioni e momenti di incontro.

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