Ciro Iovine, Song' E Napule raddoppia: nuova sede a Manhattan

Pizzaiolo, imprenditore, ambasciatore lavoratore e sorridente della migliore Napoli nel mondo

Ciro Iovine a Manhattan
Ciro Iovine a Manhattan
di Luca Marfé
Domenica 27 Novembre 2022, 12:00 - Ultimo agg. 14:36
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Song' E Napule e ne vado fiero, anzi fierissimo. Tre parole che danno il nome alle sue pizzerie. Tre parole che, soprattutto, ostentano radici, sventolano orgoglio, sintetizzano tutta una vita che già sembra tutta un romanzo.

La vita di Ciro Iovine. Partito da Fuorigrotta, uno di otto fratelli, figlio di due genitori tutto fuorché benestanti. Ma campioni di umiltà, di dignità e di sentimento. Come umile, degno e di cuore è oggi Ciro, che ancora oggi, nel cuore pulsante dell'America del mito, di una Manhattan e di una New York che abbaglierebbero chiunque, pretende invece di essere chiamato come sempre ancora: scugnizzo.

Pizzaiolo, imprenditore, ambasciatore lavoratore e sorridente della migliore Napoli nel mondo.

Che un angolo di Napoli lo ha ricostruito proprio qui, tra SoHo e Little Italy, con l'ambizione di immaginarne chissà quanti altri, in chissà quanti altrove.

Per raccontarlo, e per raccontare il suo rapporto con Napoli, con l'America e con tutti i suoi amici, non basta neanche più l'espressione Sogno Americano. Già, perché Ciro è andato oltre. Perché non si è soltanto realizzato nel suo progetto di business e nel suo percorso di vita. Perché, di fatto, Ciro è veramente riuscito a incarnare qualcosa, qualcuno. Di sicuro il marito, il papà. Con una moglie splendida, dominicana ma di nome Austria, e con quattro figli più uno, perché un altro pupo (il quinto!) è in arrivo. Di sicuro pure il pizzaiolo, ovviamente, perché a soli quarant'anni è già maestro di tradizione, di impasti e di arte, puntualmente ossessionato dalla qualità delle materie prime nostre, che oltreoceano paga un occhio della testa, ma alle quali di certo non rinuncia. Di sicuro infine l'uomo d'affari, con il locale storico di West Houston che apre anche accanto, e che guadagna decine e decine di posti a sedere, mentre si veste di icone immortali come Maradona, Pino Daniele, Massimo Troisi, e ancora di panni stesi, e di cielo e di mare. Con una vecchia Vespa all'ingresso e con una gigantografia del Golfo a fare da sfondo a tutto. Con Napoli dentro, insomma. Proprio com'è Ciro. 

Ma appunto: non è tutto.

Perché Iovine è addirittura ancora altro. È una sorta di napoletano perfetto. Sveglio, ma onesto, che tra infanzia e giovinezza...si è fatto secco, ma non è morto. Che si è sacrificato assai, ma che il sorriso non l'ha mai perso. Che ha scavato pure i fondali di parecchi errori, ma che non li ha mai negati e di cui anzi ha fatto tesori.

Mentre impasta l'ennesima margherita al bancone, parla, strilla, canta. Sogna a occhi aperti. Sogna di Napoli, che gli manca. Ma sogna di America e di Stati Uniti, con Song' E Napule che nel frattempo è sbarcato pure a Rutherford, nel vicino New Jersey. E con un'ulteriore e imminente sede in arrivo, stavolta ad Upper West Side Manhattan. 

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Ogni tanto intona i cori della sua Fuorigrotta, di quello che era il San Paolo e che è adesso il Diego Armando Maradona, di quello stadio che dalla sua casa di bambino raggiungeva a piedi e in cui entrava spesso e volentieri di nascosto, ad ogni costo pur di fare il tifo per quell'azzurro.

Anni mitici che Ciro si porta ancora dentro, addosso. Che racconta ininterrottamente alla sua famiglia e ai suoi clienti, alla sua famiglia di clienti, quasi come se volesse tutti con sé, nel suo passato che non soltanto non ha dimenticato, ma che ha persino reso presente di questo suo presente americano.

Cuore grande, Ciro. Cuore felice, fiero e orgoglioso di avventura, di passione e di pizza. Cuore di Napoli. 

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