Gaiola, Munaciello, Capuzzella e Dracula: quattro elementi che descrivono una città, Napoli. Questa volta riuniti insieme dall’alcool o, meglio, dalla birra. Sono questi i quattro elementi, infatti, a dare il nome alle quattro birre del Piccolo Birrificio Napoletano, che dal 2017, con una conduzione di giovani imprenditori, produce birra artigianale, respirando la cultura partenopea e destinando un posto d’onere alla sua tradizione.
Ogni birra rappresenta, infatti, un’immagine nota della cultura napoletana. C’è la Gaiola (una golden ale), che è bionda, leggera e frivola, e che, come suggerisce il nome, è adatta alla spiaggia, e che si lascia surclassare, in termini di gradazione alcolica, anche se di poco, dalla Capuzzella, una pale ale dal sentore di agrumi, che, a sua volta, cede il posto, a mani basse, alla Munaciello una birra comunque chiara (una tripler), ma dalla gradazione più alcolica, ma, ovviamente, c’è anche l’opzione dark: la Dracula (una dubbel), che, per il suo nome, non avrebbe potuto che essere ambrata e altamente alcolica.
C’è anche una quinta birra, la Cazzimma, una double ipa che, però, attualmente è disponibile soltanto in fusti, e, tra i locali in cui è possibile gustarla, c’è “Versa”, in cui l’alcool artigianale è il padrone del menù, con due sedi a Napoli: una a Mezzocannone, nel cuore del centro storico, e una ai baretti, nel quartiere Chiaia, gestita anche dagli stessi ideatori del PBN.
La campagna pubblicitaria del PBN è, come le birre, ironica e dissacrante: associa ad ogni birra un personaggio popolare della tradizione napoletana, che, anche se non viene nominato, risulta facilmente riconoscibile.
Le menti dietro al progetto, ci tengo, poi, a sottolineare un aspetto molto importante nella creazione di questi prodotti: “Tutte le birre del piccolo birrificio Napoletano sono legate da unico denominatore comune, un ingrediente imprescindibile, un marchio di fabbrica; so fatt co’core, e quello, si sa non sbaglia mai”.