Napoli, il rito dei pani di Sant'Antonio ai Quartieri: «Il 13 porta fortuna»

Napoli, il rito dei pani di Sant'Antonio ai Quartieri: «Il 13 porta fortuna»
di Francesca Cicatelli
Mercoledì 13 Giugno 2018, 19:23 - Ultimo agg. 14 Giugno, 13:12
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San Gennaro non ne vorrà ai napoletani se oggi è Sant'Antonio a risolvere qualche problema di quartiere. D'altronde, dal 1799 al 1814, ne ha fatto le veci per un po' (ben 15 anni) in attesa che i napoletani perdonassero il patrono ufficiale accusato di essere un partigiano della democrazia repubblicana, della libertà, dell’uguaglianza e quindi amico dei giacobini. Decisione presa proprio dopo la liquefazione del sangue di San Gennaro il 24 gennaio 1799, quasi un affronto visto che accadde il giorno successivo alla proclamazione della Repubblica Napoletana. Poi le cose andarono a posto ma oggi quello di Sant'Antonio non resta solo giorno prediletto per comunioni e promesse di matrimonio nonché per una puntatina al lotto ma anche per rinsaldare la tradizione.

Al simbolismo del numero 13 è molto legata la fortuna dei partenopei, unici al mondo a dare alle due cifre insieme un'accezione positiva. Il 13 è la data della sua morte, 13 sono i miracoli che compie quotidianamente, 13 le invocazioni che gli si rivolgono per il miracolo, e 13 sono i pezzi di pane che i fedeli portano al Santuario di Padova, e nel resto d’Italia, come gesto di devozione. Tredici anche i pezzi di pane, poi spezzati in tantissimi altri più piccoli, a simboleggiare la moltiplicazione del pane descritta nel Vangelo. E, infatti, da stamattina ai Quartieri Spagnoli è tutto un brulicare e un aroma nell'aria soprattutto in Vico Lungo Gelso. È in corso, infatti, la distribuzione gratuita del pane dei pezzenti per volontà dell'associazione “La voce dei quartieri spagnoli” in collaborazione con varie attività commerciali della zona, tra cui l'antica pasticceria Seccia, la Trattoria da Nennella e O’ Vascio di Fabio Zizolfi, insieme ai sostenitori del progetto come l'artista Salvatore Iodice che di vecchie reti riesce a farne panchine o Giuseppe Maienza della Cooperativa San Nicola Tolentino o ancora Fabio De Rienzo che con il suo blog “Camminando per i vicoli” racconta Napoli, anche nei suoi tratti meno noti: «Un blog sensoriale per una neapolitan experience», come ama definirlo.
 

'O ppàne p’’e pezziènte era appunto il pane donato ai poveri. Questa tradizione è legata al miracolo della resurrezione del piccolo Tommasino (contenuto nel Libro dei miracoli di Sant’Antonio di Padova, narrato da P. Vergilio Gamboso), un bimbo di venti mesi di Padova annegato in una tinozza piena d’acqua. La madre, scoperto il corpo del suo piccolo deceduto, iniziò a piangere e a pregare Sant’Antonio promettendogli di dare ai poveri, ogni anno, una quantità di grano corrispondente al peso del suo bimbo. Così il bambino risorse. Da quel momento nacque la tradizione del “pondus pueri” (il peso del bambino) con la quale, i genitori in cambio di protezione per i propri figli promettevano al Santo tanto pane quanto era il loro peso. La tradizione del pane benedetto vuole che il giorno della sua festa (13 giugno appunto) si benedicano dei piccoli pani, che vengono poi distribuiti ai fedeli e consumati per devozione. Lo ricorda bene una canzone napoletana dedicata a Sant’Antonio: «Santo bbèllo si m’aiùti, faccio pure mìlle vùte, si me siente e m’accùntiènte te dongo ‘o ppàne pè pezziènte»
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