Parmigià, la start-up che porta la parmigiana di melanzane all'estero fondata da due ragazzi campani

Parmigià, la start-up che porta la parmigiana di melanzane e altri piatti italiani all'estero fondata da due ragazzi campani
Parmigià, la start-up che porta la parmigiana di melanzane e altri piatti italiani all'estero fondata da due ragazzi campani
di Ferdinando Gagliotti
Mercoledì 6 Luglio 2022, 19:03 - Ultimo agg. 11 Luglio, 09:39
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La storia del grocery delivery ha radici profonde. A livello mondiale i dabbawala possono essere considerati la prima azienda di consegne a domicilio. Nata nel 1890 in India, più precisamente nella città di Mumbai, la parola “dabbawala” in hindi tradotto significa letteralmente “colui che porta una scatola“. La traduzione che più si avvicina al significato del termine è “persona che consegna il pranzo al sacco”.

Durante la pandemia da Covid-19, questo fenomeno ha raggiunto, sia in Italia che all'estero, un picco che forse prima non aveva neanche mai sfiorato. Sono nate migliaia di realtà capaci di portare al tavolo delle persone qualsiasi cosa. Persino una parmigiana di melanzane, prodotta con veri ingredienti italiani. Di questo si occupa infatti Parmigià, un servizio di consegna a domicilio di box esperenziali contenenti piatti pronti surgelati tipici della tradizione italiana, fondata qualche anno fa da due giovani imprenditori campani: Tommaso Vitiello, 26 anni di Torre del Greco, e Riccardo Cortese, 40 anni di Maddaloni.

«Si tratta di prodotti realizzati in Campania - spiega Tommaso - come primi, secondi e contorni, dalla parmigiana alle polpette, dalle paste tipiche ai risotti. I piatti pronti Parmigià contengono zero additivi e conservanti e sono pronti da rinvenire in soli cinque minuti di microonde. Qualità, comodità e tradizione made in Italy, uniti alla tecnologia e ad un modello di business innovativo, sono i principali filoni che perseguiamo.

Il nostro obiettivo è costruire un brand punto di riferimento per la tradizione culinaria Italiana, e ci stiamo provando costruendo una rete logistica ed nuovo modello distributivo innovativo e replicabile in più città europee e non».

Città europee e non, appunto. Perchè Tommaso e Riccardo hanno pensato in grande sin da subito, intuendo le potenzialità del settore: «Il servizio si rivolge prevalentemente ai mercati esteri, specialmente quelli con un alta concentrazione di Italiani all’estero e con una maggiore penetrazione del digitale e di modelli di business simili, definiti direct-to-consumer (D2C). L’opportunità esiste ed é importante, infatti il cibo Italiano è in assoluto il più amato al mondo, con un average popularity score dell’84% secondo la data company YouGov. Inoltre il valore globale dei piatti pronti venduti online vale oggi 31 miliardi di euro e si stima che arriverà a un giro d’affari complessivo di 48 miliardi entro il 2025».

«Parmigià nasce fondamentalmente 4 anni fa - continua il 26enne -, quando ai tempi dell’università avevo l’idea di mettere in piedi una catena di gastronomie che avessero al centro il prodotto Parmigiana rivisitato in diverse forme e ricette. Non sapendo da dove partire, e soprattutto con zero budget, ho pensato di aprire una pagina Instagram, dove - con l’obiettivo di costruire una community e iniziare a creare un brand - molto semplicemente postavo foto di parmigiane in tutte le forme. In poco tempo ho iniziato a ricevere tag da chiunque stesse preparando o mangiando una parmigiana e la community è cresciuta organicamente fino ad arrivare a 7500 follower. Da lì è nato poi un merchandising di t-shirt e felpe per parmigiana e food lovers, che in poco tempo e zero investimenti mi ha dato importanti soddisfazioni». Pamigià vanta oggi un notevole numero di collaborazioni, ha lanciato sui social challenge e sondaggi, dando anche spunti per nuove ricette al suo “pubblico”.

«Il Covid ed esperienze manageriali successive nel settore del grocery delivery hanno portato poi ad un evoluzione dell’idea - conclude l'imprenditore -, in una direzione più scalabile e potenziale per l’estero. Oggi stiamo partendo con un test pilota su Londra, per validare il nostro mercato e con l’obiettivo di chiudere un primo round di investimenti che ci consenta di strutturarci al meglio e replicare il servizio in più città».

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