Ciro da Napoli insegna a far la pizza ai detenuti

Il pizzaiolo originario di Napoli, titolare della pizzeria “San Ciro”

Il pizzaiolo Ciro Di Maio
Il pizzaiolo Ciro Di Maio
Martedì 14 Marzo 2023, 12:59 - Ultimo agg. 13:15
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Brescia, il pizzaiolo originario di Napoli, titolare della pizzeria “San Ciro” a Brescia, entra in carcere a Brescia, per due mesi insegnerà i segreti di impasti e cottura.

Ciro Di Maio: “La ristorazione ha bisogno di lavoratori, vogliamo aiutare chi vuole crearsi una seconda opportunità. Se altre pizzerie vogliono partecipare al progetto, sono le benvenute”.

Ciro Di Maio è un giovane pizzaiolo, classe 1990, originario di Frattamaggiore, nel Napoletano. Nel 2015, dopo aver lasciato gli studi all’Alberghiero, per trovare qualche nuova opportunità decise di trasferirsi in Lombardia.
 

È così che è iniziata l’avventura di “San Ciro”, la sua pizzeria con sede a Brescia. Il nome del locale deriva da quello dei nonni.

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Figure importanti nella sua vita, come quella del padre, che per rimediare al suo passato ha dedicato il suo tempo al volontariato e ad aiutare i giovani ad uscire dalla droga collaborando con una comunità per salvare i tossicodipendenti.

Dalle difficoltà iniziali alla realizzazione lavorativa: Ciro oggi si considera un privilegiato e, dopo aver superato le difficoltà connesse alla pandemia e ai successivi rincari delle materie prime, ha deciso di donare a chi è meno fortunato la possibilità di trovarsi un lavoro. La pizza come forma di rinascita. Il lavoro come via di fuga dalla criminalità. Dal 28 febbraio, infatti, Ciro sta insegnando l'arte della pizza ai detenuti del carcere Canton Mombello di Brescia, grazie ad un progetto ideato in collaborazione con Luisa Ravagnani, garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Brescia, e sostenuto dalla direttrice del carcere stesso, Francesca Paola Lucrezi.

Un progetto nato ancora nel 2019, poi sospeso per via del Covid, e che adesso può decollare. Alle lezioni presenzieranno sette detenuti, tutti accusati di reati minori e dunque pronti a scontare un (breve) periodo di detenzione in carcere.

In tutto, quaranta ore di un corso professionale che userà le strutture del carcere (come il forno elettrico) e sarà supportato da “San Ciro”, almeno per la gestione dei primi impasti. Luisa Ravagnani è garante dei diritti delle persone private della libertà personale a Brescia.

L'impegno di Ciro in questo progetto dimostra che la collettività esterna è in grado di abbandonare pregiudizi per trasformarsi in elemento fondamentale del percorso di reinserimento. 

“L’attività professionalizzante, oltre a conferire competenze è particolarmente “appetibile” per la spendibilità nel mondo del lavoro. È senz’altro auspicabile la ripetizione dell’attività all’interno del carcere e sarebbe un importante risultato se altri pizzaioli accettassero la proposta di Ciro di consorziati in tal senso: fare sistema garantisce efficacia e tenuta nei risultati”. “Un ragazzo che finisce in carcere, magari per reati minori, poi ha una difficoltà enorme nel reinserirsi nel mondo lavorativo”, spiega Ciro.

“Lo so per esperienza personale, ho visto molti amici finire male.

Per questo ho deciso di impegnarmi in prima persona per aiutarli."

L’obiettivo nel medio periodo di Ciro è quello di creare una sorta di consorzio di pizzaioli che, come lui, vogliano dare una possibilità a chi ha sbagliato e contemporaneamente ricoprire quei ruoli che sono ancora vacanti.

“Lancio un appello ai miei colleghi che lavorano nella ristorazione”, conclude Ciro. 

Va detto che Ciro non è nuovo ad iniziative benefiche. Qualche tempo fa, si era dedicato alla formazione anche nel Rione Sanità di Napoli, una zona che a lui ricorda la via dove è cresciuto, via Rossini a Frattamaggiore. L'istituto che ha abbracciato il suo progetto è stato quello alberghiero D'Este Caracciolo. 

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