Estinzione di massa sconosciuta
Lo studio è basato sull'esame di prove geologiche e paleontologiche raccolte in decenni di rilievi sul campo, analisi di laboratorio e modelli al computer.
Per Andrea Marzoli, dell'Università di Padova, «nel Carnico ci fu un'enorme eruzione vulcanica, che produsse circa un milione di chilometri cubi di magma». L'eruzione, spiegano gli esperti, iniettò in atmosfera enormi quantità di gas serra come l'anidride carbonica, che portarono a un riscaldamento globale, associato a un forte aumento delle precipitazioni che durò circa un milione di anni. In quel periodo, siamo nel Triassico superiore, la terraferra era abitata prevalentemente da piccoli dinosauri, mentre in mare si trovavano ammoniti e pesci spesso simili a lucertoloni.
Per Massimo Bernardi, paleontologo del Muse, «l'estinzione nel Carnico agì come un motore importante per l'evoluzione della vita». L'improvviso cambiamento climatico ebbe, infatti, come conseguenza una grave perdita di biodiversità negli oceani e sulle terre emerse. Secondo gli esperti, subito dopo l'evento di estinzione nuovi gruppi fecero la loro comparsa o si diversificarono rapidamente, ad esempio i dinosauri, contribuendo all'origine di nuovi ecosistemi.
Negli ultimi decenni i paleontologi hanno identificato cinque grandi estinzioni di massa nella storia della vita, e numerose estinzioni di minore grandezza, ma pur sempre catastrofiche. «La storia scritta nelle rocce e nei fossili - spiega Bernardi - ci mostra quanto intense siano le conseguenze di grandi eventi di estinzione.
Questi eventi sono segnati da crisi e, contemporaneamente, da rinnovamento della vita, in cui - conclude - è difficile prevedere chi si troverà dalla parte dei vinti e chi, invece, tra i vincitori».