Giorgio Saccoccia, nuovo presidente dell'Agenzia spaziale italiana: «Porteremo la nostra Italia sulla Luna»

Giorgio Saccoccia
Giorgio Saccoccia
di Paolo Ricci Bitti
Lunedì 13 Maggio 2019, 18:49 - Ultimo agg. 14 Maggio, 09:02
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Giorgio Saccoccia è il nuovo presidente dell’Agenzia spaziale italiana. Ha 56 anni, due figlie, è nato a Belluno con radici pugliesi. Si è laureato in Ingegneria aerospaziale a Pisa conseguendo poi un Mba in Olanda. È stato capo della sezione di propulsione elettrica dell’Esa fino al 2003 e successivamente capo della divisione Propulsione sempre all’Agenzia spaziale europea. È appassionato di scrittura e di divulgazione scientifica e non “frequenta” («Se non per ragioni di servizio») i social network.


L'INTERVISTA

Nel giro di una settimana dall'incontro a Washington con i vertici della Nasa e di importanti aziende private americane al lancio della missione dell'Esa Beyond di Luca Parmitano l'altro ieri a Frascati: una partenza a razzo nel ruolo di nuovo presidente dell'Agenzia spaziale italiana.
«Sono stato in effetti assai fortunato a decollare con due vicende così entusiasmanti e di grande visibilità - dice Giorgio Saccoccia, ingegnere aerospaziale e manager - che tuttavia racchiudono il lavoro non in vetrina di tantissimi esperti impegnati ben prima che mi venisse affidato questo incarico».

A proposito di visibilità, di lei si trovano ben poche tracce sul web.
«E meno male: dai social network, poi, per quanto ne comprenda le potenzialità, non sono per nulla attratto: preferisco la lettura, la scrittura, magari qualche bel film come Blade Runner o Apollo 13, mi appassiona anche la divulgazione scientifica per i giovani, sempre così entusiasti di apprendere. Mi hanno convinto solo di recente ad aprire un profilo LinkedIn: meglio lasciare questi ambienti a fenomeni della comunicazione come Luca Parmitano, un vero asso pure in questo».

Sono molto terrene le tribolate vicende all'Asi prima che lei assumesse un incarico così spaziale.
«Guardi, non mi sono mai occupato di politica e continuerò a comportarmi così, però le assicuro che sono molto positive le sensazioni che ho avuto nei primi incontri con i rappresentanti del Comint, il nuovo comitato interministeriale per le politiche dell'aerospazio».

Politiche che richiedono tempi lunghi, stabilità, armonia nelle scelte di tanti ministeri, ovvero ciò che non hanno sempre avuto Roberto Battiston, rimosso dall'oggi al domani dal vertice dell'Asi nello scorso novembre, e il commissario straordinario Piero Benvenuti, che pure poteva aspirare alla presidenza.
«Preferisco non commentare, però, lo ripeto, ho trovato grande voglia di fare, di fare anche squadra, intendo, sia al Comint sia all'Asi».


6: i nuovi esperimenti
targati Asi e affidati
a Luca Parmitano
durante la missione
Esa “Beyond”



Però il cda dell'Agenzia è ancora zoppo dopo lo stop a Claudia Bugno, consigliera vicina al ministro Tria.
«Il che non ci impedisce comunque di operare».




Lei ha lasciato un ruolo di grande responsabilità all'Agenzia spaziale europea, che appunto non è vincolata alle frenesie della politica italiana, per un incarico di quattro anni legato a un Governo che potrebbe durare un periodo di tempo inferiore: non teme di fare la fine di chi c'era prima di lei? Ed è vero che il suo stipendio passando da Esa ad Asi ha fatto un bel passo del gambero?
«Sì, la questione dello stipendio è vera. E so bene che il mio incarico non è scritto sul marmo. Ma le garantisco che non è la prima volta che professionalmente decido di cambiare ruolo e scenario anche se non tornano tutti i conti. Intanto penso a lavorare al massimo delle mie capacità all'Asi, poi, eventualmente, si vedrà. Sono certo di essere stato scelto dal Governo, fra i nomi proposti dal comitato dei saggi, solo per il mio curriculum professionale e questo mi dà grande serenità. E poi c'è la motivazione dell'orgoglio, da italiano, di guidare l'Asi, un'agenzia all'avanguardia che permette all'Italia di dire la sua in Europa e nei confronti di grandi potenze mondiali su un tema importante, strategico e affascinante come lo spazio. Insomma, spirito di servizio e responsabilità, voglia di restituire ciò che l'Italia mi ha dato in fatto di formazione, fiducia in chi mi affianca e tanto orgoglio».

1,6: in miliardi di euro,
il valore complessivo
del comparto aerospaziale
italiano che continua
a crescere



Italiano che ha girato tutta l'Italia fin da bambino per poi passare, dopo laurea a Pisa e Mba in Olanda, a lavori per la maggior parte all'estero?
«Già, papà lavorava per la Banca d'Italia e quindi sono nato a Belluno per poi cominciare fin da bambino un bel giro d'Italia. Un bambino che a sei anni restò folgorato dallo sbarco dell'uomo sulla Luna: il mio imprinting. Le origini della famiglia sono tuttavia pugliesi, a Taranto: lì c'è quella che chiamiamo casa».

Taranto? A Grottaglie dovrebbe sorgere il primo spazioporto italiano grazie a un accordo fra Asi, Altec e Virgin Galactic?
«Sì, il turismo spaziale in orbita bassa è imminente. Finalmente parliamo di spazio».

Ci mancherebbe: lei ha cominciato occupandosi di propulsione elettrica e quindi di propulsione chimica di missili e satelliti. Ha anche sfiorato l'epopea del lanciasatelliti Vega di Avio a Colleferro, il missile europeo al 70% italiano divenuto il vettore più affidabile nella storia delle imprese spaziali.
«Solo un piccolo progetto giovanile. Ecco, la storia brillante di Vega è esemplare per raccontare quello che può fare l'Italia nello spazio grazie a inventiva e conoscenza che sopperiscono i minori mezzi economici e a dispetto, me lo lasci dire, di burocrazie e regolamenti assai più soffocanti di quelle di ogni altro paese. Con l'Asi vogliamo aiutare ancora di più le imprese italiane di un comparto che richiede grandi capacità ma che garantisce grandi ritorni».

Per quanto tempo affidabilità e versatilità di Vega saranno concorrenziali rispetto ai razzi che permettono il recupero degli stadi?
«Credo molto a lungo: le versioni C ed E andranno ancora più incontro al mercato dei satelliti in forte espansione. Vega rappresenta la possibilità italiana ed europea di accedere allo spazio: si tratta di uno dei temi determinanti della "ministeriale", la riunione che a fine novembre riunirà a Siviglia i paesi dell'Esa. In questo capitolo ritengo molto importante anche la navicella Space Rider, un minishuttle dalle grandi potenzialità».

6.500: Il numero
dei lavoratori del
settore aerospaziale
in Italia, tutti
altamente qualificati



Le restano pochi mesi per studiare un pila di dossier a cui si lavora da anni.
«Ho già cominciato: gli altri due temi importanti della ministeriale, oltre al sostegno alla ricerca, sono le esplorazioni spaziali, con o senza la presenza dell'uomo, e l'osservazione della Terra, quest'ultima dedicata alla produzione di dati sempre più essenziali e richiesti per facilitare il progresso tecnologico di tantissimi campi delle nostre attività umana e per la salvaguardia del pianeta con l'indispensabile lotta contro i cambiamenti climatici».

Anche il ritorno dell'uomo sulla Luna è vicino?
«Sì, credo si arriverà a un villaggio lunare, ma prima c'è la stazione orbitale lunare (Lunar Gateway), indispensabile anche per il futuro balzo su Marte, che vedrà ancora una volta l'Italia in prima fila per la progettazione e la realizzazione dei suoi moduli».

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