Vega, il missile italiano ancora ostacolato dal vento: quarto rinvio per il lancio della missione record Il prossimo tentativo il 18 agosto

Vega, il missile italiano ancora ostacolato dal vento: rinviato il lancio della missione record Il prossimo tentativo
Vega, il missile italiano ancora ostacolato dal vento: rinviato il lancio della missione record Il prossimo tentativo
di Paolo Ricci Bitti
Lunedì 29 Giugno 2020, 00:26 - Ultimo agg. 15 Febbraio, 08:33
8 Minuti di Lettura

Vega, il missile italiano, ancora ostacolato dal vento: quarto rinvio del lancio in meno di due settimane con Eolo che manda di nuovo di traverso la notte fonda (italiana) a chi il 29 giugno aveva di nuovo puntato la sveglia trepidando per questa 16a missione così importante, la prima dopo il fallimento (a suo volta il primo) nella formidabile carriera del razzo costruito dall'Avio a Colleferro per l'Agenzia spaziale europea con il coordinamento dell'Agenzia spaziale italiana. Lo spazio, come ripetono sempre gli astronauti, è di chi ha pazienza più che coraggio. Nell'ogiva del razzo restano assemblati i 53 satelliti che dovranno essere accompagnati in orbite diverse: un car sharing da record che attende di essere scritto in verdebiancorosso nella storia del missilistica mondiale. Il prossimo appuntamento è per il 18 agosto.

Il razzo Vega si prepara al lancio: dalla Guyana tutte le foto dei “quarantenati dello spazio” di Avio
Il razzo Vega pronto a tornare in orbita con 53 satelliti: «Così battiamo anche il virus»
Morena Bernardini, è italiana la regina dei missili europei
Vega, il missile italiano dei record svetta al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano Video
Vega, il primo lancio del razzo italiano da Kourou: l'orgoglio dei tecnici dell'Avio che cantano “Fratelli d'Italia”
Vega, l’infallibile razzo italiano che vola low cost, l'ingegnere Scardecchia: «Così resterà sempre il migliore»

Lo stop al conto alla rovescia è arrivato da Arianespace, che gestisce i lanci dalla base europea, e ancora una volta sono state le condizioni meteo a spingere i tecnici a rinviare la missione: in alta quota, come rilevato dall'ennesimo pallone sonda innalzato dalla sala di controllo Jupiter, troppo forti i venti che avrebbero potuto ostacolare la traiettoria del missile. Anche il 29 giugno era tutto pronto per il lancio della 16a missione: al momento previsto per il lancio, le 3.51 in Italia, sulla base della Guyana Francese nella giungla amazzonica, dove l'orologio è indietro di 5 ore ore rispetto all'Italia, si alternavano rovesci a schiarite con vento debole (4 nodi) e la solita, soffocante, umidità tropicale del 98%. Tutto normale a terra, insomma. Non così dai 10mila metri di quota in su, con venti da sud sud est ritenuti troppo forti per continuare a dare luce verde.



«L'ultimo briefing sulle previsioni del tempo ci consente di iniziare le operazioni cronologiche finali» aveva annunciato  Arianespace con un incoraggiante tweet rilanciato anche a cavallo della mezzanotte italiana e ancora a un'ora dal "go". «Continuiamo a monitorare, poiché permangono alcune incertezze». Ecco, le incertezze sono di nuovo diventate certezze.

A quando il prossimo tentativo? Non prestissimo, perché intanto le previsioni meteo per i prossimi giorni non sono buone e inoltre, come spiega ancora Arianspace, si dovranno adesso ricaricare numerose batterie della complessa componentistica del missile e forse anche dei satelliti. Senza dimenticare che non guasterebbe qualche omaggio al Dio dei venti. Ora il nuovo appuntamento con Vega è fissato per il 18 agosto perché le previsioni hanno indicato un periodo eccezionalmente turbolento sulla verticale della Guyana. Così l'autorità per i lanci preferisce non dare l'ok.


E' chiaro che dopo il fallimento della 15a missione, che ha bloccato la striscia record del successo dei primi 14 lanci , si vogliono limitare al massimo i rischi che qualcosa possa andare storto, si cerca insomma la situazione meteo perfetta:  non resta quindi che attendere.





La vigilia
In centinaia trattengono il respiro nel caldo soffocante della notte nella giungla amazzonica della Guyana Francese che circonda lo spazioporto di Kourou da dove alle 3.51 di lunedì 28 giugno decollerà il razzo italiano Vega. E allo stesso modo trattengono il respiro in migliaia nell'afa di Colleferro, 80 chilometri a sud Roma, dove nello stabilimento fantascientifico dell'Avio è stato costruito il razzo che rappresenta la via autonoma, e per di più a prezzi assai concorrenziali, dell'Italia allo spazio.

Dita incrociate anche alla Leonardo, che partecipa al 28 per cento all'azienda quotata in Borsa e affidata all'a.d. Giulio Ranzo. Il fatto è che Vega, che ha radici negli ultimi anni 80 (Gianni Agnelli lo chiamava la 500 dei cieli ed è un enorme complimento) e vanta la benedizione del pioniere italiano dello spazio Luigi Broglio,  ci aveva abituato bene infilando un record dopo l'altro dal 2012 in poi. 

Nella storia della missilistica nessun razzo aveva mai effettuato le prime 14 missioni senza un intoppo, un errore, un disastro. Invece Vega era stato perfetto 14 volte su 14. Nemmeno un sbavatura: "nominale", come dicono i tecnici, dal primo all'ultimo secondo di tutte quelle missioni, iniziate sempre schizzando fra le nuvole con un'agilità senza uguali.

E il suo portafogli, gestito da Arianespace per conto dell'Agenzia spaziale europea e dell'Agenzia spaziale italiana, si gonfiava di commesse perché senza satelliti non possiamo più vivere e progredire.

 

 


Nel luglio scorso, però, alla 15a missione, un guasto al motore del secondo stadio - come ha stabilito una commissione indipendente - ha causato il fallimento del lancio dopo due minuti dal decollo: addio al satellite Falcon Eye degli Emirati Arabi, addio record - invero un po' mistico - di infallibilità. Quello che colpisce, in questi mesi in cui gli 800 tecnici di Avio hanno rivoltato come un calzino ogni componente di Vega, è che la fiducia nel missile lanciatore italiano non è calata, anzi, le commesse sono fioccate ancora. Di più, c'è da correre verso le prossime versioni più potenti (Vega C e Vega E) del razzo la cui prima e attuale versione è alta 30 metri ed è in grado di portare in orbita, in più orbite, un carico utile di una tonnellata e mezza. 




Però immaginatevi la tensione in tutto il gruppo di Avio in queste ore che precedono il lancio per di più slittato di tre mesi per colpa della pandemia di Coronavirus che ha imposto anche due settimane di rigida quarantena a Kourou, sorvegliata dai massicci soldati della legione straniera perché la Guyana è un territorio d'altremare, ai settanta specialisti partiti il mese scorso da Colleferro.  

E poi ci si è messo anche il vento in quota a rosicchiare altri 10 giorni di ritardo. Ieri però è ripreso il conto alla rovescia per Vega che porterà per la prima volta in orbita diverse 53 satelliti diventando così «uno strumento a supporto della new space economy», ha detto il presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Giorgio Saccoccia.

È una rivoluzione che promette di rendere lo spazio accessibile a università e piccole e medie imprese e di rendere quello dei mini satelliti un nuovo mercato interessante e «nel quale - ha detto Saccoccia - l'Italia è pronta a investire».

È lunghissima l'attesa per questo lancio, inizialmente previsto il 19 giugno ma finmora sempre cancellato dai venti in alta quota che hanno costretto per tre volte al rinvio Arianespace, la società che gestisce i lanci a Kourou.

E' pronto tuttavia a debuttare il sistema Ssms (Small Spacecraft Mission Service) una sorta di dispenser che permette di mandare in orbita contemporaneamente un grande numero di piccoli satelliti dal peso variabile fra uno e 500 chilogrammi.

Dei 13 Paesi che hanno affidato a Vega i loro mini satelliti, otto sono europei e fra questi c'è anche l'Italia. Con Israele il nostro Paese porta in orbita gli esperimenti Argtm, dell'Università Federico II di Napoli, che studierà gli effetti della microgravità sulla resistenza dei batteri agli antibiotici; Mambo, dell'Università di Roma Tre, per valutare il rilascio dei farmaci nell'organismo in condizioni di microgravità; Spacelys, dell'Università di Bologna, per valutare gli effetti della microgravità su una proteina legata al sistema immunitario; Nogquad, dell'Università di Tor Vergata, per lo studio dell'espressione dei geni e la comparsa di malattie, come sclerosi laterale amiotrofica o la sindrome dell'X fragile.

«Grazie alla capacità di portare carichi di diversa grandezza, Vega è un lanciatore nato con una notevole dote di flessibilità, ma con il sistema Ssms ora può aumentare la quantità di satelliti che è possibile lanciare su orbite diverse», ha detto Saccoccia. «Proprio nel momento in cui sta cambiando la richiesta di satelliti da consegnare nello spazio, Vega diventa uno strumento a supporto della new space economy, una nuova opportunità».

Un'occasione che l'Italia è pronta a cogliere: «abbiamo iniziative in cui pubblico e provato lavorano insieme e vogliamo sempre più incentivare lo sviluppo di piccoli e nano satelliti, che Vega - ha proseguito - farà volare, anche in riferimento a programmi di alto contenuto innovativo sia nazionali sia dell'Esa».
L'Italia, con la sua rete di piccole e medie imprese, «è in grado di costruire piccoli satelliti» ed è pronta a partecipare a questo cambiamento con «l'intera filiera, che va dallo sviluppo all'utilizzo. Vogliamo favorire - ha concluso il presidente dell'Asi - questo nuovo capitolo dell'accesso allo spazio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA