Effetto Covid, «rischio meno 10mila iscritti alle università». Il crollo soprattutto al Sud

Effetto Covid, «rischio meno 10mila iscritti». Il crollo soprattutto al Sud
Effetto Covid, «rischio meno 10mila iscritti». Il crollo soprattutto al Sud
Domenica 21 Giugno 2020, 12:41 - Ultimo agg. 16:20
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Le conseguenze della crisi causata dall'emergenza coronavirus si faranno sentire pesantemente anche tra i corridoi delle università italiane e soprattutto al Sud. Nell'anno accademico 2020/21 si rischia un crollo degli iscritti, 10.000 iscritti in meno, di cui due terzi al Sud.

L'allarme è dello Svimez (associazione che promuove  lo studio delle condizioni economiche del Mezzogiorno). Replicando lo schema che si è manifestato all'indomani della crisi 2008-2009 e nell'ipotesi di un peggioramento dei tassi di passaggio scuola-Università ai livelli degli anni precedenti, lo Svimez stima che la diminuzione degli immatricolati su scala nazionale ammonti a circa 9.500 studenti di cui circa 6.300 nel Mezzogiorno e 3.200 per il Centro Nord.

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Secondo lo Svimez «una valutazione dei possibili effetti della crisi Covid sulle iscrizioni all' Università nel prossimo anno accademico, basata su quanto accadde nella precedente crisi, fa scattare l'allarme, soprattutto con riferimento al Mezzogiorno».

AL SUD CI SI FERMA ALLA MATURITA' - Al 2020 si stimano approssimativamente 292.000 maturi al Centro Nord e circa 197.000 al Mezzogiorno, sottolinea ancora lo Svimez. Stimando l'impatto della crisi economica sul tasso di passaggio scuola/università, evidenzia che la precedente crisi ha evidenziato una elevata elasticità di tale tasso all'indebolimento dei redditi delle famiglie soprattutto nel Mezzogiorno. Si stima quindi una riduzione del tasso di proseguimento di 3,6 punti nel Mezzogiorno e di 1,5 nel Centro-Nord. I dati sul tasso di passaggio scuola-Università dal 1991 al 2020 (2019 e 2020 stimati), mostrano come «a fronte del ritardo che ha caratterizzato gli anni '90, nei primi anni 2000 il Mezzogiorno è riuscito a eguagliare e a superare nel 2003 il tasso di proseguimento del Centro-Nord, forse grazie - sostiene lo Svimez - alla riforma che in quegli anni introdusse il 3+2 nel sistema universitario italiano. Da allora, è iniziato un lento declino nei tassi di proseguimento esasperato dalla crisi 2008-2009 che ha portato il Mezzogiorno a registrare i tassi di proseguimento scuola-Università più bassi dell'intera area euro».

DALLA CRISI DEL 2008 AL COVID - La crisi economica del 2008-2009, che si è trascinata fino al 2013, aveva provocato un crollo delle iscrizioni alle Università, soprattutto nel Mezzogiorno, evidenzia lo Svimez: tra il 2008 e il 2013 il tasso di passaggio scuola-Università nel Mezzogiorno è crollato di 8,3 punti percentuali, quattro volte la diminuzione del Centro-Nord (1,6 punti). In un quinquennio gli iscritti si sono ridotti di oltre 20 mila unità nelle regioni del Mezzogiorno. Anche nel Centro-Nord, la crisi aveva determinato un calo del tasso di proseguimento degli studi (-2 punti circa) ma per effetto della crescita dei diplomati non si è determinato una flessione del numero complessivo degli iscritti. La ripresa delle iscrizioni e del tasso di passaggio nel periodo di debole ripresa (2013-19) ha consentito solo un parziale recupero per il Mezzogiorno, ancora lontano dai valori del 2008, a differenza del Centro-Nord che è tornato sui valori precrisi. Secondo il dato più recente (2019) il Mezzogiorno ha ancora 12.000 immatricolati in meno rispetto al 2008 e un tasso di passaggio di oltre 5 punti percentuali più basso.

Mentre, il Centro-Nord ha registrato per l'intero periodo un aumento di 30.000 immatricolati circa e un aumento di oltre un punto percentuale del suo tasso di passaggio.   
 

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