Covid, scuola, non c’è la rete wi-fi: in una scuola su tre, niente lezioni da casa. Rusconi: «Gli studenti rischiano di perdere un altro anno»

Covid, scuola, non c’è la rete wi-fi: in una scuola su tre, niente lezioni da casa. Rusconi: «Gli studenti rischiano di perdere un altro anno»
Covid, scuola, non c’è la rete wi-fi: in una scuola su tre, niente lezioni da casa. Rusconi: «Gli studenti rischiano di perdere un altro anno»
di Lorena Loiacono
Sabato 24 Ottobre 2020, 07:48 - Ultimo agg. 15:25
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Sarà un altro primo giorno di scuola, lunedì. Perché cambiano le regole, quasi in tutta Italia, e a dettarle ancora una volta è l’emergenza Covid. La maggior parte delle classi di scuola superiore, infatti, si svuoterà e sarà per metà online e per metà in presenza. Tante altre saranno completamente da remoto. Ma non sarà semplice, la situazione graverà infatti sulle attività scolastiche.

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Il motivo? Con internet la lezione non decolla, non parte proprio: una scuola su tre ha problemi di connessione wi-fi.

Impossibile garantire 3 o 5 ore di lezione al giorno. Tutta colpa della rete e della banda larga che, in Italia, non raggiunge scuole e studenti. Le Regioni, alle prese ogni giorno con dati in crescita, stanno decidendo autonomamente come muoversi, per contenere il virus, e i provvedimenti non risparmiano la scuola.

Didattica a distanza dunque, ma bisogna fare i conti con la rete che dovrà servire le scuole in maniera massiccia visto che le chiusure vanno dalla Lombardia alla Campania, dalla Calabria alla Puglia che hanno deciso drasticamente di chiudere del tutto le classi superiori mandando a casa gli studenti a far lezione digitale. A seguir ci sono il Lazio, l’Umbria, il Piemonte e le Marche, la Liguria e la Basilicata con il 50% dei ragazzi in presenza e il 50% a distanza. Studierà da remoto anche un terzo delle classi della provincia di Bolzano, ma solo nelle scuole italiane. Nelle regioni che non prevedono la chiusura totale delle scuole, restano in presenza i ragazzi del primo anno, quelli per i quali la terza media è stata tranciata dalla pandemia così come l’inizio del percorso delle superiori. Ma la scuola, in modalità online, rischia di scoppiare.

I DISPOSITIVI

Questa volta, a differenza del primo periodo di lockdown, gli istituti hanno computer e tablet su cui poter contare. Ma si tratta di una disponibilità a metà, visto che in Italia la banda larga si fa attendere ancora troppo a lungo. E così il computer più di tanto non serve, non naviga. Le scuole che possono contare sulla banda larga tengono le classi in presenza, con il 50% degli alunni che segue da casa e il professore che resta in cattedra. Gli istituti che non possono contare su una rete adeguata devono invece chiudere del tutto le aule per mandare l’intera classe online: tutti i ragazzi seguono la lezione da casa, portata avanti dal docente che, a sua volta, sta a casa. Ci si affida, insomma, alle connessioni private di famiglie e docenti, sperando che siano migliori di quella della scuola. Le classi si alternano tra presenza e distanza, un giorno o una settimana ciascuno. I calendari e gli orari scolastici impazziscono e le lezioni online si accorciano perché, se la rete non c’è, è impossibile far didattica digitale. Accade nei paesi e nelle grandi città, come in Calabria e in Piemonte, ma anche a Roma, soprattutto nelle aree vicino al Grande raccordo anulare.

La connessione veloce in Italia è un colabrodo. «È un problema enorme che va avanti dall’inizio dell’anno scolastico - spiega Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi di Roma e Lazio - tante scuole hanno organizzato la didattica digitale da settimane ma, se i dispositivi ci sono, la fibra è presente in poche zone e non possiamo certo far seguire i ragazzi con la connessione del cellulare, per 4-5 ore al giorno. Abbiamo fatto presente il problema agli enti locali, stiamo pagando le inefficienze e i ritardi delle infrastrutture, di Comuni e di Città metropolitane. La scuola ha fato sforzi enormi a fuori non possiamo intervenire: i trasporti e le infrastrutture ci stanno penalizzando. Se i contagi dovessero peggiorare e le scuole dovessero chiudere del tutto, gli studenti perderebbero il secondo anno consecutivo».

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