Coronavirus, la prof scrive agli alunni: «Apprezzate la solitudine per capire quanto sia importante stare con gli altri»

Un'aula vuota
Un'aula vuota
Giovedì 9 Aprile 2020, 15:44 - Ultimo agg. 16 Novembre, 09:02
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La didattica on-line, certo, è l'aspetto, per così dire, burocratico. Ma la scuola non è solo, anzi non è affatto, un istituzione che vive di burocrazia, di voti, di lezioni e interrogazioni. La scuola è contatto umano, voci, risate, urla, silenzi che nulla hanno a che vedere con questi giorni sospesi. Ecco perché c'è chi, come la professoressa Imma Amorosini, docente di Lettere all'Istituto comprensivo Carducci-De Amicis di Mariglianella,  ha sentito la necessità di inviare una lettera aperta ai propri alunni, che sono poi gli studenti di tutta l'Italia. Perché in un paese della Città metropolitana di Napoli come nei più grandi centri della nostra nazione, le aule deserte danno davvero l'idea di questo tempo sospeso.
 


«Carissimi alunni,
se all’inizio di quest’anno scolastico qualcuno avesse predetto ciò che sarebbe successo qualche mese più tardi, nessuno di noi gli avrebbe mai creduto, pensando ad un racconto di fantascienza. Invece, eccoci qui, protagonisti di una storia vera: “La scuola al tempo del Coronavirus”.

Il virus è arrivato in silenzio, senza nessun preavviso, costringendovi - da un momento all’altro - a lasciare tutto: la scuola, la vostra aula con il vostro banco e la vostra sedia personale, i vostri compagni di classe e i vostri docenti. In questi giorni solitari, il mio pensiero corre a quelle aule vuote senza l‘eco delle vostre voci, delle vostre richieste, dei vostri interventi. Un fastidiosissimo silenzio che mi intristisce… 

Bisognava subito trovare un modo per non lasciarvi soli e cercare di ricreare la “normalità”. Una normalità fatta di momenti spensierati, ma anche di impegno e grande senso di responsabilità. Le lezioni erano state sospese, ma non era stato sospeso il vostro essere studenti e il nostro essere docenti. Dopo un attimo di smarrimento, ci siamo rimboccati le maniche. Dovevamo farvi sentire la presenza didattica e affettiva della scuola e, con l’aiuto dei vostri genitori, abbiamo sfruttato al massimo le risorse digitali, mettendo in atto la didattica a distanza. La parola “distanza” mi spaventava. Non avrei più potuto creare con voi l’empatia necessaria, fulcro dell’azione educativa, né il contatto oculare che ci univa. Il mio primo pensiero è stato quello di far sì che la “didattica a distanza” conservasse ancora le caratteristiche di una “didattica inclusiva”, dove ciascuno si sentisse coinvolto e partecipe del processo formativo e educativo. Una didattica ancora una volta vicina a voi alunni.

In queste giornate in cui siamo costretti a comunicare virtualmente, vi chiedo di imparare ad apprezzare le piccole cose, gli affetti, le amicizie e anche i momenti di solitudine, per capire quanto sia importante stare insieme agli altri. Non dimenticate mai quello che sta accadendo in questi giorni. Un domani, avrete la possibilità di dire ai vostri figli “Io c’ero!” e di raccontare di aver contribuito a far sì che questo mostro invisibile non si diffondesse.

Forza ragazzi, andrà tutto bene! Ci ritroveremo di nuovo insieme a raccontarci, a ridere e a gioire; magari prendendoci tutti per mano per fare una lunga catena umana, felici di esserci ritrovati.

I care, mi state a cuore. Vi voglio bene.

​Imma Amorosini».
 

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