A scuola senza distanziamento, l'ira dei presidi: «Ci sentiamo presi in giro»

A scuola senza distanziamento, l'ira dei presidi: «Ci sentiamo presi in giro»
A scuola senza distanziamento, l'ira dei presidi: «Ci sentiamo presi in giro»
di Lorena Loiacono
Sabato 15 Agosto 2020, 11:46 - Ultimo agg. 11:53
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Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi, quindi ora il metro di distanza in classe non è più indispensabile per avviare le lezioni?
«Così sembra, peccato però che nessuno abbia avvisato i dirigenti scolastici in tempo. Sono rimasti al lavoro, rinunciando a ferie e riposi, per permettere ai ragazzi di tornare a scuola nel rispetto delle regole di sicurezza».

E adesso?
«Adesso si ha l’impressione che tutto lo sforzo compiuto sia stato superfluo. Eppure avevamo tutti un obiettivo preciso».

Quale?
«Tornare in presenza, è chiaro che tutti gli sforzi sono protesi verso l’obiettivo comune di accogliere a scuola il 100% degli studenti. Per questo abbiamo sempre chiesto certezze».


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Certezze su cosa?

«Servono risorse logistiche, come gli spazi necessari, risorse strumentali come i banchi e risorse umane come docenti e personale ata. Devono esserci tutte e tre».

Adesso cosa manca?
«
In molte situazioni oggi mancano tutte e tre. L’aspetto più facile da realizzare riguarda le risorse umane: i fondi per i contratti ci sono e quindi mi aspetto che i supplenti in più arriveranno».

I banchi?
«Dovremmo far sì che i nuovi arredi saranno disponibili per il 14 settembre, il primo giorno di scuola. Ma manca solo un mese. A questo punto, visto che si parla anche di ottobre, è evidente che per settembre in molte scuole non ci saranno».

E allora cosa ne sarà del distanziamento?
«Una volta che il Cts precisa che, tutto sommato, se non ci dovesse essere la possibilità di rispettare il metro di distanza, sarà sufficiente indossare la mascherina, tutte queste misure diventano superflue».

I presidi, che hanno trascorso intere settimane con il metro in mano, cosa ne pensano?
«Premetto che i dirigenti scolastici prendono molto sul serio il loro lavoro quindi, se serve distanziare gli alunni, loro lo fanno. Ma adesso, dicendo che può bastare solo una mascherina, si sentono presi in giro: tutta questa serietà evidentemente non era necessaria».

Settimane di lavoro in fumo?
«Certo, molti la vivono come una grave mancanza di rispetto nei confronti del loro lavoro. E hanno ragione: hanno lavorato in modo trafelato tutta l’estate per arrivare in ordine a settembre e ora? E’ stato tutto inutile».

Un’estate senza ferie?
«
Quali ferie? I dirigenti hanno risposto a infiniti monitoraggi avviati dal ministero per fornire i dati degli studenti e le misure delle aule ma anche dei corridoi, delle palestre e dei cortili».

Adesso?
«Adesso invito tutti ad andare in ferie finalmente, le hanno meritate dopo il lavoro frenetico di un'estate che sembrava tragica e invece era solo comica».

È questa la sensazione?
«
Pensavamo si trattasse di un’opera seria invece è una commedia, mi viene in mente “Tanto rumore per nulla” di William Shakespeare”.

La prossima scadenza?
«Quella fondamentale riguarda i banchi. Aspettiamo i prossimi provvedimenti ma vorrei conoscere il calendario di consegna: va reso pubblico il prima possibile. Non il giorno prima».

Teme nuove decisioni dell'ultimo minuto?
«Voglio dire che non è possibile organizzare nulla, il giorno prima. Servono settimane di anticipo, quindi già dalla prossima settimana vogliamo sapere il calendario di consegna. Il preside è un organizzatore, deve avere le date precise e deve sapere su quale disponibilità delle risorse può contare».

Senza sapere quando arriveranno i banchi, non si può partire?
«Stiamo tutti lavorando con grande impegno, per consentire il rientro in presenza a tutti. Ma dobbiamo sapere in tempo come muoverci, ormai mancano 4 settimane all’inizio delle lezioni».

Su cosa serve chiarezza?
«Su tutto: dobbiamo sapere se e quante aule saranno disponibili, se e quanti docenti saranno in cattedra e quanti banchi arriveranno nelle scuole. Non è cattiva volontà, la nostra. E’ proprio impossibile pianificare senza avere indicazioni di questo tipo. E’ come se a un generale venisse detto di andare in battaglia senza sapere dove combatterà e con quanti uomini».

Le famiglie?
«Vogliono sapere dove andranno a scuola i loro figli: hanno ragione, con la scuola non si può improvvisare».

 

 
 


 

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